DARRYL LEE RUSH (Llano Ave.)
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  Recensione del  16/04/2007
    

Nato e cresciuto nella parte centrale del Texas, nella piccola città di Markham, incantante e chitarrista Darryl Lee Rush ha avuto una carriera abbastanza veloce. È stato il cantante, ed il leader, della bar band Big Johnson e poi è diventato uno dei membri della folk roots band Fast Train. Così Rush si è spostato da Austin a Dallas. Dopo che i Fast Train si sono sciolti Rush ha formato una nuova band sotto il suo nome, con il bassista Mike McShane, l'armonicista Don Gallia ed il batterista Rich Richards. Rush si è costruito un solido fan base a Dallas, con il suo rock venato di radici country e mexican nei bar della città. Da Dallas ad Austin il passo è stato breve e qui Rush ha conosciuto Gurf Morlix. Gurf gli ha prodotto il disco d'esordio, lo ha aiutato a scegliere qualche canzone ed ha portato in studio il genietto della fisarmonica Joel Guzman.
Guzman ha dato subito un sapore particolare al disco, mischiando le sue radici mexican con le ballate fresche e godibili di Rush ed il risultato è Llano Ave., un album che, in poco più di quaranta minuti, spiega che cosa fanno oggi i texani. Musica vera, con folk e country dentro sino al midollo, suonata con gusto e cantata in modo espressivo. Niente di nuovo, ok, ma un bel disco di rock e country, elettrico al punto giusto, con una manciata di canzoni piacevoli, qualche cover da urlo e un risultato finale notevole. Llano Ave. si gusta dall'inizio alla fine, non ha momenti di pausa. Apre una delle canzoni più belle dell'ultimo decennio, peccato che la conoscono in pochi.
Si tratta di Truale di Sam Baker. Una canzone splendida, una ballata intensa e profonda, dotata di una melodia che non si dimentica. Morlix ci ha aggiunto del suo ed in più ci ha messo la fisa Guzman, e la canzone ha preso il volo. Miles To Memphis è la conferma che Chris Knight scrive belle canzoni: Rush, con voce molto ispirata, la rende sua, grazie al lavoro sotterraneo di Morlix. Town Too Tough To Die potrebbe benissimo arrivare dal repertorio di Joe Ely, con quel particolare tocco mexican (ancora Guzman sugli scudi), ma è di Rush e ci fa capire che il ragazzo sa scrivere, oltre ad avere una bella voce. E White Trash Paradise, forse la pia ispirata del disco, conferma ulteriormente la bravura di Darryl: una ballad folk rock, di stampo classico, condita da un suono tenue e dall'armonica di Don Gallia.
Il disco prosegue tra honly tonk elettrici come Lorraine, ballate lente come la tonica Llano Avenue, piccole oasi quasi acustiche come l'introspettiva Diary of A Dancer. Sono tutte canzoni di Darryl che bissa con l'intensa Prodigal Daughtere la diretta How Long. Il disco si chiude con altre tre covers, un po’ come è iniziato. I Believe In The Sun, di Hank Riddel, bella ed orgogliosa, Queenie's Song di Guy Clark, dal timbro inconfondibile. Per chiudere con la nota Life in The Fast Lane degli Eagles, trasformata in country rock teso ed elettrico, dal ritmo quasi bluegrass.