MIKE STINSON (Last Fool At The Bar)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  16/04/2007
    

Mike Stinson è un musicista della Virginia con due dischi al proprio attivo: Last Fool At The Bare l'ultimo, mentre il disco d'esordio, Jack Of All Heartache, lo aveva portato alla luce, con critiche più che positive. Mike è uno dei tanti figli impuri di Steve Earle, mischia rock e radici con gusto, non disdegna il bicchierie di birra ed ha un atteggiamento scostante anche nella musica: scrive canzoni fiere e supporta il tutto con un suono elettrico moderno, in cui il suono honky tonk si mischia a robuste dosi di rock. Il sound che circonda la sua voce particolare è essenziale: il classico chitarra basso e batteria. Solo che a suonare questi strumenti sono session men di talento come Tony Gilkyson, Jimmy Ashhurst e Don Heffington, la crema del country made in Los Angeles.
Se vogliamo fare un paragone, il musicista più vicino (oltre ad Earle per l'atteggiamento) è sicuramente Dwight Yoakam, sia per la struttura delle canzoni che per il risultato ultimo (ascoltate la messicaneggiante Home in Angeleno, duetto con Gilkyson). Tra l'altro Yoakam ha interpretato la sua Late Great Golden State per l'album Population Me: country classico con forti iniezioni rock, canzoni solide, con influenze texane, un pizzico di Messico ed un tocco sud californiano. Stinson ha una voce particolare, talvolta sembra fuori giri, oppure ubriaco, ma è un modo porsi, di sporcare le proprie canzoni, di cercare un tocco personale in un ambito musicale dove la concorrenza è all'ordine del giorno. E poi, ascolto dopo ascolto, ci si rende conto che Stinson ha una voce che affascina: è diversa, è strana, ma piace.
Apre le danze Last Fool at The Bar, un honkytonk classico, con il nostro che canta come se avesse già una pinta di birra in pancia: ma ci sta tutta. Andate in qualche bar, la sera tardi, magari ad Austin, e vedrete e sentirete gente che canta con il tasso alcolico leggermete alto, e canta bene. La solida Six Pack Of Lonely, tra country e rock, precede la diretta Can't Go Out Anymore, dove la voce di Stinson ha una tonalità normale. La lenta Another Day Without You è una classica ballata country, di quelle che si ballano guancia a guancia, con la voce del leader leggermente tremula. Tomorrow's Gonna Hurt è un country rock di prima scelta, lo vedrei bene in un disco di Earle, magari con un taglio ancora più elettrico, mentre la solida Stranger Here Myself prende sin dalle prime note e non ti molla più: classico country elettrico, cantato con voce spessa, diretto e pulsante. Cross Your Mind è tipico country, che più classico non si può, mentre City Girl mischia vecchio e nuovo.
L'affascinante Home in Angeleno, dai forti sapori messicani, unisce la voce normale di Gilkyson con quella alcolica di Stinson. Take Out The Trash è gradevole, I Got Your Message tiene il passo, mentre Counting My Lucky Stars chiude definitivamente il disco.