GRAHAM PARKER (Don't Tell Columbus)
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  Recensione del  16/04/2007
    

Da quando ha firmato per la rampante Bloodshot, l'etichetta di alternative country di Chicago, Parker è rinato. Il primo disco risale al 2004, Your Country, a cui è seguito Songs of No Consequence, 2005. Ed ora ecco il terzo, Don't Tell Columbus, in cui l'ex pub rocker inglese mostra di avere ritrovato una seconda giovinezza, una voglia di scrivere e cantare, una freschezza ed un vigore che non palesava da almeno 25 anni, da quello Squeezing Out Sparks, 1979, che aveva fatto quasi gridare al capolavoro.
Parker è via via scomparso mettendosi in un angolo, per poi ricomparire prepotentemente proprio in questi anni. I suoi dischi sono sostanza pura: belle canzoni, testi mordaci, arrangiamenti secchi e ben costruiti Don't Tell Columbus è un disco profondamente dylaniano, cominciando dalla splendida I Discovered America, ballata intrigante costruita su una voce decisa, un testo forte, ed un'armonica che non lascia dubbi sulle sue origini. Ma poi il disco tiene, e come, sia dal punto di vista delle liriche che per quanto riguarda le canzoni England's Latest Clown è una canzone critica e sarcastica, che traccia un ritratto poco edificante di certe star musicali di seconda categoria, mentre Stick to The Plan dice la sua contro l'atteggiamento indolente di Bush nel dopo Katrina.
Un Graham Parker battagliero che pensa alla società che lo circonda, ma che mette nero su bianco una manciata di canzoni di grande peso. Come la lunga The Other side of Reservoir, otto minuti abbondati di poesia parkeriana, una storia di vita, una storia reale, che il nostro diluisce attraverso una canzone dalla struttura superba che coinvolge sin dalle prime note. Anche Suspension Bridge ha degli addentellati con la vita che ci circonda, mentre Somebody Saved Me (altra canzone di grande qualità) e Love or Delusion sono due storie che riguardano i sentimenti.
Ma, testi a parte, Parker da sostanza alla musica, arrangia i brani in modo asciutto, mette al bando la noia e regala ancora emozioni. Pensavamo di averlo perso, invece eccolo di nuovo tra noi, più vitale che mai, offrire sul piatto altre canzoni di valore come Hard Side of the Rain (Dylan sempre dietro l'angolo), Total Eclipse of the Moon e Ambigous. E poi, per tornare definitivamente al discorso su Dylan, ascoltate Sticks to The Plan e ditemi se non è stata registrata pochi giorni dopo Highway 61 Revisited.