JESSE MALIN (Glitter In The Gutter)
Discografia border=Pelle

        

  Recensione del  25/03/2007
    

Il merito maggiore di Jesse Malin sembrava quello di aver riproposto un modello di songwriter alla newyorkese che si pensava estinto dopo l'ondata dei vari Murphy, Nile, Forbert, Crenshaw e via dicendo. I suoi dischi hanno invece confutato questa ipotesi perché, assodata l'identità newyorchese del personaggio nato nel Queens, l'etichetta di singer/songwriter cucitagli addosso non gli si addice, gli va stretta e pare perfino obsoleta. La sua musica non è imbrigliabile nei modelli esistenti tanto da far usare al critico inglese Nigel Williamson la dicitura "fearless storyteller", intrepido cantastorie.
Il rock di Malin sfugge alle più consumate etichettature e riflette una anomalia che si spiega solo con la generazione a cui appartiene e gli artisti che ha poi frequentato. E' difatti cresciuto col punk anni '80 dei D-Generation e degli Heart Attack ma poi si è progressivamente avvicinato ad un rock d'autore che gli ha permesso di trovarsi a fianco sia del giovane Ryan Adams, che gli ha prodotto l'esordio di The Fine Art of Self Destruction, sia di Bruce Springsteen, di cui ha "coperto" più di una canzone e con cui si è esibito in più di una occasione nei club del New Jersey.
Tale maturazione artistica ha avuto effetti sorprendenti e già The Heat, il suo disco del 2004, deponeva per un brillante rock urbano dalle diverse sfaccettature dove i suoni della parte bassa di Manhattan si amalgamavano con un pop aguzzo e nervoso e con liriche dove disagio esistenziale e disincanto andavano a braccetto. Ancora meglio fa Glitter In The Gutter, letteralmente lustrini nelle grondaie o se si preferisce nei bassifondi; un titolo molto NY glam con cui Malin scrive e canta di speranza, lotte e sorrisi per continuare a mantenersi vivi e cercare di trasformare la tristezza in felicità.
Profondamente legato agli umori e ai personaggi della sua città (ma il nuovo disco è stato registrato a Los Angeles) Malin scrive dal microcosmo di chi vive e si muove sotto la 14esima strada ma pensa in maniera globale e così rende le sue canzoni identificabili e recepibili da persone che vivono in qualsiasi parte del mondo. Una ottima qualità di scrittura, attenta ai dettagli dell'esistenza, gli consente di essere romantico e distaccato al tempo stesso e di rivolgersi ad un campionario umano quanto mai vario dove è possibile incontrare una ragazza che cerca la sua salvezza attraverso un'autoradio (Broken Radio) o un bambino che nasconde la sua faccia nella scatola dei cereali (Modern World). Riflessivo, malinconico ma anche ironico e sarcastico, Jesse Malin rappresenta il moderno rockwriter metropolitano, più caustico rispetto all'amico Ryan Adams anche per via di un approccio sonoro più marcatamente urbano ed elettrico.
Nelle sue canzoni non ci sono i margini country e roots dell'amico ma solo un teso, nervoso e nasale sound of the city dove al più è possibile rintracciare del powerpop, dei fremiti punk, l'EIvis Costello prima maniera e Paul Westerberg di cui non a caso riprende Bastards of Young. Glitter In The Gutter è meno spigoloso di The Heat ma è più fruibile, più leggero, più facilmente ascoltarle in virtù di canzoni belle e varie. Si va dall'iniziale Don't Let Them Take You Down, un brano ammiccante che potrebbe abitare le Streets Of New York di Willie Nile all'urgenza elettrica di Modern World dove come in altri brani è presente l'amico Adams, dal fresco rock di Tomorrow Tonight, uno dei migliori pezzi del cd, griffato dalla chitarra di Josh Homme (Queens of The Stone Age) alla notturna Broken Radio dove il duetto con Bruce Springsteen non è il solito cameo da esibire in copertina ma il cuore pulsante di una intensa ballata pianistica. Jakob Dylan è l'invitato di Black Haired Girl, pop-rock dalle velocità Wallflowers (quelli non irresistibili di Rebel Sweetheart) e Ryan Adams rientra con un tocco latin guitar nella conclusiva Aftermath, romantica ballata che si apre sugli orizzonti del border.
Unica concessione a un paesaggio che mantiene comunque uno stretto profilo urbano anche quando si parla di Lucinda, di Love Streams (ottimo l'intreccio chitarre elettriche/piano/batteria) e della anfetaminica Little Star dove in maniera palese risaltano gli echi di quella NY anni 70 tanto dannata quanto gloriosa. Completano il quadro Bastards of Young, Happy Ever After (Since You're In Love 2007) e NY Nights e non sono cose da poco. La prima è una accorata versione piano e chitarra del famoso anthem dei Replacements, la seconda è una strepitosa e ariosa pop ballad con echi springsteeniani in cui si respira tutta la felicità di un innamoramento e la terza un malizioso dondolio tra acustico, elettrico e qualche distorsione nelle strade della notte newyorchese. Gli amanti della Grande Mela sono avvisati, Jesse Malin è il nuovo santo della città e Glitter in the Gutter è come dice il titolo: lustrini nei bassifondi.