LUCINDA WILLIAMS (West)
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  Recensione del  14/02/2007


    

Non era difficile prevedere che il nuovo disco di Lucinda Williams fosse un mezzo capolavoro. Quando un'artista si esprime come lei ha fatto da Car Wheels On A Gravel Road, con la stessa continuità, con dischi sempre diversi ma sempre uguali per bellezza, suggestione e profondità, scegliendo anche le canzoni giuste per partecipare agli inviti che le fioccano da tutte le parti (l'ultima è una splendida versione di Gentle On My Mind di John Hartford per il film di Will Ferrell Talladega Nights: The Ballad Of Ricky Bobby) allora è naturale che la squadra continui a vincere e ogni volta la partita sembri più bella della precedente.
Così succede per West, nono album della rock-writer di Lake Charles che questa volta sceglie Hal Wilner come coproduttore (Elvis Costello, Lou Reed, Bill Frisell) e una serie di musicisti famosi, dall'eclettico Bill Frisell al superprofessionale Jim Keltner (batterista), dal bassista di Dylan Tony Garnier al Jayhawk Gary Louris senza contare il fido chitarrista Doug Petibone e gente sconosciuta ma brava come il violinista Jemmy Scheinmann e il tastierista Rob Burger entrambi fondamentali nel creare un suono più "orizzontale" e meglio arrangiato. Nonostante il titolo suggerisca uno spostamento a ovest, il nuovo disco trae linfa dalle consuete suggestioni letterarie della cantante ma è meno geograficamente localizzato dei precedenti anche se l'ombra di Flannery O'Connor è ancora evidente in storie che possono essere scure e disturbanti ma che offrono quasi un lato filosofico nella loro ricerca di redenzione.
Storie che messe in musica assumono un informale aspetto bluesy, dolente e strascicato come è nelle caratteristiche della Williams ma che la produzione arricchisce di nuove sfumature. Così a fianco di ballate da scimmia sulla schiena che evocano un impossibile Dylan delle paludi ci sono armonie bucoliche, flash visionari degni del Neil Young più desertico (Unsuffer Me), ritmi ipnotici (Wrap My Head Around That) costruiti attorno alla serpentina chitarra di Frisell, meditabondi girovagare intorno a melodie che diventano una ossessione (Rescue), suoni rarefatti ed eterei (What If) che sembrano usciti da una produzione di Daniel Lanois.
West è diverso dagli altri album che l'hanno preceduto anche se ne è logica conseguenza, di Car Wheels possiede l'affiato romantico anche se è meno cinematico e documentaristico, di Essence possiede le ballate desolate e funeree che ti tolgono il respiro ma sono di una bellezza struggente, di World Without Tears ha le unghiate elettriche, le distorsioni, la follia rock. West è un disco bluesy e folksy ma è anche un disco psichedelico e rock, un disco che al primo ascolto sembra una ripetizione più movimentata di Essence ma poi risulta ben altra cosa a cominciare dal fatto che contiene almeno due delle migliori ballate mai scritte da Lucinda, Everything Has Changed che in uno slancio di ottimismo sembra ribaltare I' everything is wrong di World Without Tears e What If, epica, sublime, magnifica nel suo lento divenire, roba da olimpo del songwriting.
Il disco sembra possedere una struttura circolare come se l'artista passasse attraverso una metamorfosi. Inizia lento e quasi assonnato, le liriche sono introspettive, alcune come Mama You Sweet e Fancy Funeral evocative e tristi poi ad un certo punto, enfatizzata da un violino che è una morsa al cuore la Williams si ritrova a chiedersi Where Is My Love? e in questa compassionevole richiesta d'aiuto c'è uno dei temi del disco ovvero dov'è finito l'amore dopo tante perdite e tanto lutto. West nasce difatti dalla disillusione di un amore andato a rotoli, una relazione importante finita e dal dolore della morte della madre. Eventi cupi che sono stati metabolizzati dall'artista in un lavoro che qualcuno potrebbe definire catartico se non addirittura liberatorio. Brani come Fancy Funeral, Everything Has Changed, Learning How To Live e Mama You Sweet prendono spunto dagli eventi successi nella vita della Williams ma non si compiacciono del proprio dolore, riescono a mettere perfino ironia e un certo sarcasmo nella loro drammaticità, sono spesso ballate gentili che nella loro complessità emotiva trasmettono forza, senso della vita. Poi a cominciare da Come On il disco prende una piega più esplicita e il lavoro di Hal Willner fa sentire il suo peso.
È un susseguirsi di grandi emozioni e grande musica, Come On sa di Positively 4th Street, Rescue ruota attorno alla voce addolorata della Williams, ad un contrabbasso che pulsa come una vena e a suoni che escono dalla notte più profonda e scura, What If è roba divina che non si può commentare, Wrap My Head Around If è nelle sue sincopate cadenze ritmiche la traccia più sperimentale del disco con la chitarra eclettica di Bill Frisell a dettare pause e dinamiche. Chiudono un disco molto lungo (69 minuti) Words, ballata la cui fisarmonica evoca la natia Louisiana e West, brano che nella sua innocente e forse un po' ironica esortazione di andare a ovest per "vedere come bello potrebbe essere vivere e amarsi" completa la metamorfosi iniziata con la domanda Are You Alright? primo brano di un disco che se non è un capolavoro poco ci manca.