Proviene da Dallas, Texas una delle migliori nuove band al debutto in questo 2006.
Lost Immigrants è la scommessa di due grandi amici dai tempi del college, James Dunning (voce e chitarra) e Craig Hinkle (basso) ai quali si sono uniti il secondo chitarrista Sean Isbell e il batterista Dustin Blankenship per dare vita ad un combo musicalmente pregevolissimo che si nutre di country music e di rock’n’roll in eguale misura. Sotto l’egida del grande
Ray Wylie Hubbard nelle vesti di produttore e il supporto tecnico di un’altra icona texana come Gurf Morlix si è materializzato questo esordio dalle tinte agrodolci ma capace anche di graffiare grazie ad una vena compositiva gradevolissima e poeticamente rilevante.
Gli appassionati della nuova musica texana e dell’affine scena ‘Red Dirt’ dell’Oklahoma ritroveranno il fascino di un sound pulito e diretto, di liriche in bilico tra malinconia e speranza sempre pregne di significato e la guida sicura di una voce calda e ricca di sfumature come quella di James Dunnig, da considerare a pieno titolo leader dei Lost Immigrants. Nella scarna
Ghosts You Can See appaiono Ray Wylie Hubbard a dobro, chitarra acustica e armonie vocali assieme a Roberta Rast che presta in altri brani il suo fiddle, mentre lo storico tastierista britannico trapiantato negli States Ian McLagan sparge con parsimonia e gusto le note del suo hammond nell’iniziale
Judgement Day (ripresa in versione più lunga a conclusione del disco), nell’ottima
Let’s Drive e in
Circle In My Hand.
L’album comunque gode di una grande forza espressiva e di una coesione degna di band molto più note e rodate e conferma la validità di una proposta che raccomando caldamente. Brani come
Dixie Queen, Memories & Rust, Evangeline e
Something Better non hanno nulla da invidiare alle migliori formazioni texane del momento. Ancora una volta la Palo Duro Records ha visto bene e ha creduto con lungimiranza nelle doti dei
Lost Immigrants.