La storia di
Will Hoge è quella del classico loser scaricato da una major discografica: un indomito musicista affamato di rock and roll che calca quotidianamente i palchi degli Stati Uniti e sforna incessantemente dischi, come se potesse stamparseli nello scantinato di casa. Accompagnato da una combriccola di squinternati musicisti, Will sa allietare le serate dei cowboys metropolitani e di quegli appassionati che, assieme ad una buona pinta di birra, sono alla ricerca di una sana dose di rock.
Al di là di qualche precedente pubblicazione sottotono, oggi Will esce allo scoperto con un album energico e vigoroso:
The Man Who Killed Love è un lavoro sorprendente per la semplicità e la freschezza con cui viene servita su CD una combinazione di rock di strada e sudore sudista. In effetti, il ragazzo (e coloro che lo affiancano) non fa il minimo sforzo per cavare dalle chitarre un qualsivoglia accenno di innovazione. Tanto meno Will si impegna nella ricerca di arrangiamenti accattivanti od artifici nuovi ma superflui: lui e la band sanno farsi apprezzare soltanto col loro gran cuore e la buona volontà.
Ne scaturisce un disco che parla una lingua semplice, facilmente comprensibile soprattutto da coloro che amano tanto gli Stones quanto i Lynyrd Skynyrd, tanto i fiati degli Asbury Jukes quanto i refrains alla Tom Petty.
The Man Who Killed Love è stato registrato a Nashville sotto la supervisione di Ken Coomer, il batterista dei Wilco (prima degli Uncle Tupelo) e di Charlie Brocco, già da una ventina d'anni avvezzo al lavoro al mixer.
Questo nuovo album arriva dritto al cuore già con i primi riffs di chitarra dell'autobiografica
Pocket Full Of Change, un rock and roll essenziale che lascia spazio e fa da ottima ouverture ai cori e ai fiati rhythm & blues di
Love From A Scar (dalle venature in stile Jukes). A seguire, troviamo
Wait 'Till Your Daddy Gets Home, un southern rock non certo ai livelli di quanto espresso dai migliori Black Crowes o Georgia Satellite (giusto per restare all'interno di un range riferito agli ultimi vent'anni), tuttavia in grado di assestare qualche buon colpo. Will Hoge si dimostra anche un songwriter sensibile e un cantante di tutto rispetto:
Woman Be Strong è un bel brano soul, con saliscendi pregevoli e picchi in cui la voce è sì sforzata (e accompagnata dalle note della Telecaster) ma atta ad interpretare emozioni sofferte.
Il rock and roll torna poi protagonista in
I Got A Habit, traccia elettro-acustica (come la ballata
The More That I Know) dal ritmo cadenzato al pianoforte; e il rock è in primo piano anche in
Hearts Are Gonna Roll, brano corale arricchito da qualche assolo. La title-track ci mostra invece un Hoge arcigno, che sceglie di imperniare la canzone su qualche giro di chitarra in uno stile prossimo al blues texano di Van Wilks.
Ma l'hammond e il rock and soul tornano protagonisti in
July Moon, brano che anticipa quello di chiusura,
Lover Tonight, mielata love-song per pianoforte e voce, che ci fa rivivere le sensazioni metropolitane della Detroit di Bob Seger.
The Man Who Killed Love regala dunque una buona mezz'ora di trascinante rock americano. Come disse Jono Manson: "
A Little Rock And Roll Never Hurt Anyone"