Eric Stevenson è salito alla ribalta della musica della scena di Boston nel 1996 quando insieme a Craig Thomas aveva fondato gli
Hank Crane, un'alternative rock band music. Eric alle spalle aveva un passato come batterista negli Only Living Witness, due album e parecchi tour Europei e nel Mid-west prima di formare appunto gli Hank Crane: hanno registrato ben 5 cd e distribuito più di 350 copie alle radio con molte pubblicazioni tra l'America e l'Europa costruendosi una massiccia partecipazione dal pubblico locale di Boston e aprendo i concerti dei famosi Old 97's.
Nel 1998 la band decide di scogliersi ma non definitivamente, per concedersi spazi da solista per cercare nuovi sound o sviluppare semplicemente le loro idee e desideri. Ecco allora sui nostri cd la proposta di
Eric Stevenson intitolata
Dead Horse Town. 11 canzoni in puro roots-alternative sound, cantato con voce decisa e piena di melodia e canzoni dirette e belle da sentire. Niente di trascendentale ma un disco piacevole che scorre via limpido e che si ascolta tutto d'un fiato anche perchè non dura molto: la stoffa del singer & songwriter c'è come dimostrano le iniziali
Never meant to be, cantata alla
Jason Reed con chitarra acustica in primo piano e voce bella e limpida, o come nella più rock
John Blyde, altra canzone decisamente valida.
Segue una ballata rurale e d'impianto folk che conferma le qualità compositive e musicali di Eric, la bella
Cancer tra le cose migliori dell'album. Così si procede tra spigliate alternative roots song come
Ossipee e ballate strumentali suggestive e piene di chitarre e melodia,
Pauline. Chiude
Any other ways, a testimonianza delle qualità di
Eric Stevenson, un cantante da tenere d'occhio sperando che non sia stata solo una parentesi questo bel
Dead Horse Town.