KELLY PARDEKOOPER (Brand New Bag)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  18/12/2006
    

Se dovessi trovare un aggettivo per Kelly Pardekooper sarebbe "ostinato". Il ragazzo (a dispetto del nome da donna…) si aggira dalla metà degli anni novanta per i locali europei promuovendo i suoi dischi (questo per la cronaca è il quinto della serie), pubblicati da una benemerita casa discografica olandese, alla ricerca di una affermazione e un riconoscimento che tardano ad arrivare. Non sono bastati negli anni le amicizie con Greg Brown, David Zollo e soprattutto il chitarrista Teddy Morgan, suo produttore anche in questa avventura.
Kelly è sempre rimasto nel limbo degli artisti da cui ci si aspetta una maturazione, un segno di personalità vera che molti suoi colleghi di medio livello hanno saputo costruirsi strada facendo. Ma lui, più che tenace sembra davvero essersi ostinato a non cambiare una virgola, anzi. Con una buona dose di arroganza, ci offre un dischetto breve e coinciso con la pretesa che ci beviamo il tutto solo perché siamo appassionati del genere. Invece la bella chitarra di Morgan non salva un disco che indispone fin dalla title-track iniziale: 2 minuti esatti di durata per un quasi-plagio in chiave rootsy di Bohemian Like You dei Dandy Warhols.
Il disco sembra salvarsi in corner con le seguenti Crazy Girl o Mehaffey Bridge, sempre con la sei corde di Morgan protagonista, riesce a reggersi in piedi un po' con le unghie con le delicate Last Call e Sometimes, ma deraglia definitivamente nel finale con le ultime quattro ballate, lente e soffocate, sullo stile di certe melensaggini d'atmosfera del peggiore Chris Isaak ma senza la sua classe. Almeno quando il volume si alza come in Someone Cries Pardekooper vola a livello di altri buoni artisti della sua specie, ma non l'aiuta certo una voce che qualunque timbro decida di adottare sembra sempre quella di qualcun altro. Le note positive del disco vengono dalle belle sonorità, segno di un lavoro produttivo accurato (a volte fin troppo…) e dalla bella confezione del cd.
Ma per chi volesse possedere anche un suo disco per essere completamente padrone della scena alt-country moderna magari consiglierei di partire dal secondo album Johnson County Snow del 2000, prodotto da David Zollo con un po' più di brio e convinzione di Brand New Bag. L'ultima possibilità di strabiliarci che darei al personaggio è di provare a seguire uno dei suoi concerti, giusto per vedere se almeno dal vivo riesce a comunicare qualcosa di più, perché i suoi dischi in studio scivolano come saponette bagnate senza neanche lasciare la schiuma.