Galeotto fu quel ponte! La mia conoscenza con
Walt Wilkins avvenne infatti grazie alla copertina di
Rivertown, il suo disco terzo del 2002, che si avvaleva di una bella ad evocativa foto (ripensate a Dead Set dei Grateful) del Shelby Street Bridge che unisce le due sponde del Cumberland River in quel di Nashville, città adottiva ormai da dieci anni del nostro Walt from Texas; ricordato questo, a dire il vero poco professionale aneddoto, devo ammettere che quel disco mi fece trasalire per i suoi alti contenuti musicali ed ancora oggi a distanza di tempo canzoni come
Poetry,
One Of These Moments,
Night Rain City Some Men Fall girano di tanto in tanto nel mio lettore.
Non da meno fui attratto dal più recente
Mustang Island (2004) dal quale estrapolerei, ma tutte sarebbero da ricordare,
I Chose This Roads,
Long Winter,
When There's No Money Comin' In (grande brano, struggente testo), ciò a dimostrazione che Wilkins c'è, e a giudicare dal disco che andiamo ad analizzare rappresenta sicuramente una delle maggiori realtà del cantautorato USA contemporaneo.
Hopewell altro non è che il nome di una piccola cittadina sperduta in Texas, situata nella contea limitrofa a quella dove Walt è nato e che è stata oggetto di una sua visita durante una recente rimpatriata; Hopewell sta per "
speranza di ogni bene per le genti che l'hanno fondata ma anche buon auspicio per le generazioni che verranno" e questo è anche il messaggio che attraverso una manciata di solide canzoni Wilkins fa suo. Il nostro si ripropone con la formula che mette a fattore comune testi sempre profondi, non a caso, da più parti, si è azzardato ad avvicinare la sua penna a quella di Steinbeck(!), melodie che lasciano il segno nei cuori, anche i più corazzati dal nichilismo imperante, solide strumentazioni ora più acustiche, spesso elettriche ed infine la sua voce, calda, levigata, quasi balsamica.
È stato dai più accostato a
Guy Clark,
Townes Van Zandt,
Gram Parsons, ma lasciando stare il can che dorme, direi che, pur avendo ben presente la stella polare dei modelli citati, sia più appropriato inquadrarlo in quel cerchio che contiene
Kevin Welch,
Sam Baker,
Chris Knight,
Pat Green insomma la crema del Texas/Tennessee singing-songwriting, comunque è certo che se continua di questo passo a breve dovremo attenderci qualche doveroso grammy. Con il fido Tim Lorsch alla coproduzione, oltre che al fiddle e mandolino, con una band consolidata e congiuntamente ad un manipolo di ospiti non di nome ma di qualità, Wilkins ci propone 11 canzoni che confermano sostanzialmente l'ispirata vena creativa dell'autore, in particolare tra tutte svettano: il country rock up-tempo dell'arioso brano d'apertura
Going Up To Fort Worth, con bella evidenza delle chitarre e del violino, la classica road song tutta auto scappottata e strade dritte a perdita d'occhio.
The Angel' Share, che racconta di una visita ad una distilleria passeggiando tra le barrique che invecchiano whiskey e annusando gli effluvi paradisiaci;
Some Days A Dollar, forse la canzone che preferisco, una ballata ben costruita che mi rimanda alla mente le cose migliori di un grande "desaparecido" dal nome Marc Cohn, ottime linee di chitarra, delizioso il sostegno al canto della bravissima e bellissima moglie di Walt, Tina Mitchell (vedere il suo sito) ed un testo che ci consiglia di appropriarsi della vita giorno dopo giorno;
Up And On My Way una intima ballata dalla quale emerge la delicatezza compositiva e la sensibilità di Wilkins.
Above These Wheels un country molto tradizionale, che ci dimostra che Walt ha assorbito la lezione di Nashville, che non sarebbe affatto dispiaciuto a Johnny Cash;
Down The Track degna conclusione con una song di fascino che maggiormente s'ispira ai modelli che gli vengono attribuiti.
Hopewell ci fa appunto ben sperare che il futuro delle country-folk ballads di qualità non subirà battute di arresto durante le quali stare ad aspettare "l'uomo nuovo", lo abbiamo già trovato in
Walt Wilkins.