JOHN FLYNN (Two Wolves)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  17/12/2006
    

John Flynn è un cantautore classico, sulla linea di Gordon Lightfoot tanto per intenderci. La sua musica, che mischia folk, canzone d'autore, influenze roots è costruita con mestiere e si avvale della produzione adulta di Ben Wisch. Wish è stato, a sua volta, uno degli scopritori di Marc Cohn (ha prodotto il suo mitico disco d'esordio) e, in seguito, ha lavorato come produttore o ingegnere del suono per Catie Curtis, David Wilcox, Lucy Kaplansky, Eugene Ruffolo, Kathy Mattea, Parry Larkin, Jonatha Brooke, Cheryl Wheeler etc. Come si può evincere Wish sa dove mettere mano e lavora in un circuito ben preciso: la musica d'autore.
E Flynn non sfugge alla regola. Sconosciuto ai più, originario di Filadelfia, da almeno dieci anni frequenta i circuiti folk Usa e i festival estivi a cielo aperto. Impegnato politicamente (ascoltate No More War o Put Your Freedom Where Your Mouth Is), autore solido dalla vena molto lirica, Flynn sta lentamente emergendo dall'anonimato. Ha già inciso sei dischi ed i migliori, oltre a Two Wolves, sono John Flynn (1997), To The Point (2001) e Dragon (2003). Per questo nuovo album Wisch e Flynn hanno fatto le cose in grande. Produzione adulta e cast notevole: infatti tra gli ospiti notiamo Kris Knstofferson in due canzoni, la country-folk singer Kathy Mattea, il duo folk Kim e Reggie Harris, la cantautrice Jane Kelly Williams ed Amy Helm degli Ollabelle.
Inoltre, come musicisti di supporto, abbiamo gente del calibro di Larry Campbell, Duke Levine, Stephanie Winters e lo stesso Wisch. Two Wolves è un disco solido che mischia rock e folk con decisione e che si avvale di una manciata di canzoni affascinanti, come l'epica Put Your Freedom Where your Mouth Is, oppure Two Wolves o la coinvolgente Azizulla. Voce intensa, armonica e chitarre acustiche in evidenza, Flynn ha ormai raggiunto un notevole equilibrio che Two Wolves conferma, brano dopo brano.
Il suo folk tinto di rock, la sua vena politica, il suo cantato epico e trascinante si evidenziano anche in There's No Them There (con Knstofferson doppia voce), Dover, Sunflower e nella conclusiva Trust The Rope. C’è anche qualche cover di valore, come la stupenda Pleasures of The Harbor di Phil Ochs che mantiene lo stesso pathos dell'originale ed accresce la malinconia della canzone, oppure la sconosciuta Hall to Angels di Kristofferson, che il suo autore ha cantato dal vivo solo un paio di volte (e Flynn era presente in una delle due occasioni).