BRUCE SPRINGSTEEN (Human Touch)
Discografia border=Pelle

             

  Recensione del  30/01/2004
    

Il passaggio tra gli anni Ottanta, quelli del vero boom springsteeniano, e i Novanta è da shock. Sciolta la E Street Band, Bruce si è trasferito armi e bagagli dal New Jersey alla California. In più è padre, con nuovi scenari e nuove parole da trovare per la propria musica. Un concerto acustico del 1990, il Christic Institute Benefit, fa gonfiare i cuori.
Poi tutto si raffredda quando le belle canzoni inedite lì presentate (Real World, Soul Driver, 57 Channels) si manifestano su Human Touch illividite da un suono rigonfio e troppo curato. Un pugno di canzoni pop "vecchia maniera", che hanno le sembianze di esperimenti stilistici (Soul Driver) più che di canzoni compiute.
I numeri rock'n'roll (Roll Of The Dice, All Or Nothin', Real Man) soffrono la mancanza della E Street Band. L'unica eccezione degna di nota è il gospel spettrale di 57 Channels, con il suo drumming tribale e pastoso, e l'ambientazione elettronica, uno dei suoi capolavori. Questo Springsteen che sa ancora scrivere bene (la title track, poi I Wish I Were Blind e With Every Wish) sceglie un pessimo vestito per un appuntamento importante. Sarebbe forse bastato un buon produttore per azzeccare il taglio giusto.