Southside Johnny (all’anagrafe John Lyon) è un musicista di razza purissima, proviene dal quel piccolo paese delle meraviglie che è Asbury Park e ha trascorso la giovinezza suonando con Bruce Springsteen e tutti i membri della E Street Band: L’attitudine è la stessa, grande amore per il soul e il R&B e quella inarrestabile carica live che evidentemente è nei cromosomi di chi proviene dalla cittadina del New Jersey. Dopo un’inizio di carriera molto promettente con album di assoluto valore come “
This Time it’s for Real”, “
Heart of Stone” e
Having a Party”, tutti degli anni ’70, negli anni 80 la carriera di Johnny ha vissuto un periodo difficile. Il nostro è sempre stato un fenomenale performer ma con vistose pecche dal punto di vista compositivo.
I primi dischi funzionavano anche per l’apporto in fase di scrittura degli amici della E Street Band (Bruce e Little Steven su tutti) e su alcune cover molto azzeccate. Questo però ha portato lui e i suoi Asbury Jukes ad essere considerati un po’ come i fratelli minori di Springsteen e soci; Per liberarsi di questa “etichetta” il buon Johnny ha deciso di dare un taglio al passato cambiando casa discografica e rinunciando al supporto degli amici: la scelta si è rivelata sbagliata e i suoi lavori di tutto quel decennio risultano fiacchi e privi di inventiva.
In mezzo c’è anche una parentesi solista non certo entusiasmante. Accortosi del precipitare della situazione, all’inizio del decennio successivo Southside recluta nuovamente gli amici di Asbury Park per dar vita a questo
Better Days: Little Steven siede in cabina di regia, canta e scrive molte delle canzoni; Bruce regala un paio di brani e presta la sua voce e la sua chitarra; Max Weinberg si occupa di maltrattare i tamburi e i fidi Asbury Jukes, con l’ottimo chitarrista Bobby Bandiera in testa, tornano al loro posto. Per l’occasione alla festa si unisce un altro figlio del New Jersey , John Bon Jovi. Con un “cast” simile è facile immaginare il risultato del disco:
Better Days riporta il vecchio Johnny indietro di 20 anni, gli fa ritrovare la grinta e la voglia di divertirsi di un tempo e il disco risulta piacevole dall’inizio alla fine.
Si comincia con “
Coming Back” un rock soul forte come un macigno: Little Steven e Johnny duettano alla voce, i fiati danno il tocco soul, Max è la solita macchina di ritmo e potenza e Bobby Bandiera dimostra di essere un grande chitarrista. Inizio migliore non poteva davvero esserci. “
All i Needed Was You” è uno di quei R&B col marchio di Asbury impresso a fuoco; al contrario degli amici E Streeters, gli Asbury Jukes si spingono maggiormente nel territorio della musica nera con ampio uso di fiati e cori e questo pezzo ne è un ottimo esempio: grinta da vendere e tanto ritmo sono gli ingredienti giusti per una canzone bella e gustosa.
Il disco cresce col passare delle canzoni e già con la successiva “
It's Been a Long Time” si giunge al primo piccolo capolavoro dell'album: La canzone è cantata da Johnny, Steve e Bruce, il ritmo è quello giusto con la solita generosa sezione fiati e il grande Max a dirigere l’orchestra. Il ritornello è a dir poco trascinante e i 3 tre cantanti si divertono un mondo tra cori e assoli; poi la musica si ferma, rimane solo Max a dettare il tempo, Johnny riprende il canto e gli amici gli vanno dietro fino a quando la song riesplode in tutta la sua potenza diventando una sorta di jam, strepitosa!!
Un “intro” strumentale ci porta a “
Soul’s on Fire”, una ballad carica di sentimento interpretata alla grande da Southside e arricchita da un bel piano in sottofondo. Altro “intro” per arrivare alla title track; grande brano nel classico stile dei Jukes da ascoltare col volume a 1000. “
I've Been Working Too Hard” è introdotta da una ruspante armonica blues (Johnny) a cui si aggiungono presto un bel piano honky tonk e chitarre distorte. Johnny è in forma straordinaria e fa esplodere tutta la sua potenza vocale; dopo il primo ritornello, il microfono va nelle mani di Bon Jovi che non è certo da meno quando c’è da fare del sano rock & roll (non so chi ricorda la sound track di Young Guns 2) e poi via in un crescendo di fiati, chitarre armonica e piano.
Altra straordinaria canzone, una di quelle che è davvero impossibile ascoltare da seduti. La successiva “
Ride The Night Away” è una bella ballata alla Asbury con la solita abbondanza di fiati e adrenalina, mentre “
The Right to Walk Away” si sposta in territorio decisamente più soul ricordando alcune cose di Willy DeVille, ancora una bella prova al canto di Southside. “
All Night Long” preceduto da una intro di piano è un rock soul stradaiolo con tanto di armonica distorta da ascoltare ancora col volume alle stelle, grande incedere di fiati e solito coro entusiasmante.
Ottima la prova alla solista di Bobby Bandiera. Bruce Springsteen presta la sua penna per “
All The Way Home”, grandiosa ballata semi-acustica di quelle in cui il Boss è maestro. Il disco si chiude con “
Shake ‘em on Down” uno scatenato r&r anni ’50 tutto da ballare.
Better Days è un disco fresco, divertente adrenalinico, un mix grandioso di soul, rock e R&B a cui è impossibile resistere. L’importanza e la classe degli ospiti non oscura però la grande prestazione di
Southside Johnny che dimostra ancora una volta che quando c’è far tremare il palco lui e i suoi Asbury Jukes sono secondi solo agli amici E-stretters, ma la differenza non è poi così grande come si possa pensare.