SIR DOUGLAS QUINTET (Mendocino)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  15/12/2004
    

Quando inizia a fare musica, a metà degli anni '50, il quindicenne texano Doug Sahm ha le idee chiare: prenderà i migliori semi musicali della sua terra -- western swing, tex mex, country e blues -- e li pianterà nella sua voce, che non è proprio come quella degli altri ragazzi bianchi delle sue parti. È potente e ruvida, canta Ray Charles con indifferenza e a San Antonio è festa ogni volta che la si ascolta.
Arriva il tempo dei Beatles che lui se n'è andato in California, col suo bagaglio di dischi dei cantanti neri e la steel guitar che sa suonare da quando lo chiamavano Little Doug. Il suono di provenienza inglese gioca un ruolo importante: Sahm, che ne è affascinato, mette su una band con cui non rinnega le origini ma che guarda alla nuova tendenza europea. Il Sir Douglas Quintet nasce a Los Angeles nel 1964 e già un anno dopo, con un titolo che è tutto un programma, esce il primo album. Già battezzato "il meglio", quel poco che i cinque hanno messo insieme è fulminante davvero.
Sa di Beatles e di British Invasion ma è anche Texas music di quella buona, con l'organo Vox bello alto per ballare e un sapore di Messico dappertuto. Accanto a Quarter To Three di Gary US Bonds c'è quello che rimarrà tra i più grandi successi anni '60 del gruppo: She's About A Mover. Nel 1966 anche Rains Came conoscerà la Top 20.
Con l'organo di nuovo tra le mani di Meyers qualcosa del vecchio suono viene recuperata. Sahm continua a scrivere bene e un altro hit esce dalla sua penna. Questo invece è del 1969 Mendocino, il brano che dà il titolo al terzo album del gruppo, cammina veloce fino alla posizione 27 di classifica ma poi non arrivano rinforzi. Il resto è buono per le balere della California e stati limitrofi ma le radio non trovano la canzone giusta, anche se nel disco c'è una nuova versione di She's About A Mover.
Da qui il suono del gruppo, un suono definito "bastardo" perché osa mischiare anche polka e rock&roll, prenderà a farsi più sperimentale senza però mai perdere quella caratteristica impronta tex mex che tanti influenzerà, da Ry Cooder ai Los Lobos.