KEVIN SALEM (Soma City)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  13/01/2004
    

Non lo conoscevo prima questo Kevin Salem nativo della Pennsylvania ma che si è fatto le ossa in un complesso di Boston, i Dumptruck. Un artista che ha dalla sua parte una carica invidiabile che trasmette benissimo nelle sue canzoni e una volta trasferitosi a New York, Salem ha registrato questo album di esordio Soma City (Roadrunner, 1994) ed è stato un fulmine a ciel aperto tanto da meritarsi la copertina del Rolling Stone magazine. Sentirlo cantare con quel tono nasale alla Bob Dylan come traspare molto in (Amnesia) fa sensazione, come la sua propensione per un rock and roll trascinante e orecchiabile, vero marchio di fabbrica in questo disco.
Partendo dall'iniziale Lighthouse Keeper che ne è un ottimo esempio, il disco eccetto una parte finale non tanto sottotono ma poco originale, è comunque decisamente valido se si pensa ai tanti artisti che cercano di barcamenarsi in un mondo fatto solo di clichè poco originali. Canzoni come Will sono pugni nello stomaco e gioie per le orecchie, danno poco spazio e nessun compromesso, gli strumenti si suonano e si suda tanto ma lo sforzo è ripagato dai risultati che vengono in superficie e che restano lì a lungo perchè difficili da dimenticare, anzi i brani li risuoni e risuoni.
Si concede un break con Shot down con tanto di pianoforte a reggere la melodia accattivante, dolce e limpida, che sembra aver un seguito in Diviner, più di sette minuti ma qui le chitarre stridono per una cupa e bella slow-rock song. Falter è più pop delle precedenti, ma l'impronta di Salem è sempre presente e la canzone è più orecchiabile e radiofonica ma non paga pegno restando sempre a livelli alti. Per fortuna che la parte finale ci regala un brano che da solo vale il disco: quella In a whisper, sei minuti dalle perfetta melodia e con un assolo finale di chitarra da brivido, splendido davvero. Una degna conclusione per un album di esordio che vale l'ascolto senza ombra di dubbio.