Non lo conoscevo prima questo
Kevin Salem nativo della Pennsylvania ma che si è fatto le ossa in un complesso di Boston, i Dumptruck. Un artista che ha dalla sua parte una carica invidiabile che trasmette benissimo nelle sue canzoni e una volta trasferitosi a New York, Salem ha registrato questo album di esordio
Soma City (Roadrunner, 1994) ed è stato un fulmine a ciel aperto tanto da meritarsi la copertina del Rolling Stone magazine. Sentirlo cantare con quel tono nasale alla Bob Dylan come traspare molto in (
Amnesia) fa sensazione, come la sua propensione per un rock and roll trascinante e orecchiabile, vero marchio di fabbrica in questo disco.
Partendo dall'iniziale
Lighthouse Keeper che ne è un ottimo esempio, il disco eccetto una parte finale non tanto sottotono ma poco originale, è comunque decisamente valido se si pensa ai tanti artisti che cercano di barcamenarsi in un mondo fatto solo di clichè poco originali. Canzoni come
Will sono pugni nello stomaco e gioie per le orecchie, danno poco spazio e nessun compromesso, gli strumenti si suonano e si suda tanto ma lo sforzo è ripagato dai risultati che vengono in superficie e che restano lì a lungo perchè difficili da dimenticare, anzi i brani li risuoni e risuoni.
Si concede un break con
Shot down con tanto di pianoforte a reggere la melodia accattivante, dolce e limpida, che sembra aver un seguito in
Diviner, più di sette minuti ma qui le chitarre stridono per una cupa e bella slow-rock song.
Falter è più pop delle precedenti, ma l'impronta di Salem è sempre presente e la canzone è più orecchiabile e radiofonica ma non paga pegno restando sempre a livelli alti. Per fortuna che la parte finale ci regala un brano che da solo vale il disco: quella
In a whisper, sei minuti dalle perfetta melodia e con un assolo finale di chitarra da brivido, splendido davvero. Una degna conclusione per un album di esordio che vale l'ascolto senza ombra di dubbio.