Il complesso di
Graham Parker fu il più reboante e autentico reperto del rhythm and blues populista che uscì dai pub inglesi degli anni '70. Parker si affermò presto come la versione punk di Bruce Springsteen, tutto enfasi, rabbia e ribellione. Terminato l'addestramento sui palchi appiccicosi di birra del pub rock inglese, Parker anticipa gli altri giovani arrabbiati della sua generazione (Elvis Costello, Joe Jackson) con un disco effervescente, questo
Howlin' Wind, caustico e caricato a molla che guarda anche oltre Atlantico e al nascente meticciato musicale.
Il londinese è uno dei primi bianchi a contaminare il suo rock nervoso con i ritmi giamaicani (la vibrante
Howlin' Wind, l'incalzante
Don't Ask Me Questions) e sguazza a suo agio nel fiume r&b (corretto jazz in
Lady Doctor, swingante e solare in
White Honey): ma nelle sue corde ci sono anche Dylan (
Nothin's Gonna Pull Us Apart), il primo Springsteen (
Gypsy Blood), Van Morrison (
Silly Thing) e i Rolling Stones (
Soul Shoes), il folk (
Not If It Pleases Me) e il pop sentimentale anni '50 (
Between You And Me).
Ingredienti essenziali, la produzione asciutta di Nick Lowe, maestro del genere, e il compatto fronte sonoro assicurato dai
Rumour, supergruppo di rodati pub rocker dove spicca la chitarra solista di un'altra vecchia volpe, Brinsley Schwarz.