BUDDY MILLER (Midnight and Lonesome)
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  Recensione del  26/02/2004
    

Non credo sia necessario presentare più di tanto un personaggio come Buddy Miller, che ci è diventato familiare grazie alle sue belle prove soliste Your Love And Other Lies del '95, Poison Loe del '97 e Cruel Moon del '99, tutte pubblicate su Hightone al lavoro fatto in tandem con la moglie Julie il cd Buddy & Julie Miller dello scorso anno alla notorietà e alla considerazione acquisita quale supporter on stage di Steve Earle, leggasi El Corazon tour o di Emmylou Harris, dei cui Spyboy è il rappresentante più qualificato. Senza tener conto dei suo meriti compositivi che lo hanno portato ad esser interpretato da molti artisti di chiara fama, aggiungendo alla lista dei nomi già citati da Paolo nella recensione del suo ultimo disco, i nomi di Brooks & Dunn, Jim Lauderdale, Hank Williams III, The Woodys.
È un uomo che si è realizzato in campo musicale non solo pervia della tenacia, della costanza, dell'impegno sempre profuso nella sua attività, ma anche grazie al talento alle qualità non comuni che gli hanno permesso di effettuare tutti i passi che abbiamo segnalato. Questo Midnight and Lonesome, come abbiamo visto, è il quarto disco solista del nostro ed è ancora una grande proposta, uno sforzo creativo di forte impatto e impressione, un ulteriore documento sonoro da inserire a pieno titolo nell'ambito delle nostre più recenti preferenze. Buddy manifesta sicurezza, efficace ispirazione compositiva, non comune vena nella cura della parte strumentale, piena consapevolezza nei propri mezzi. E songwriter, è singer, è stringbender e veste tutti questi panni con brillantezza, dimostrando insomma di essere ormai un musicista che sa tenere la scena da solo, che non ha bisogno di stare sotto la luce di qualcun altro, che si è del tutto affrancato dallo schermo protettivo di session o stage man. Tutti i pezzi presentati sono di buona fattura, di semplice ricezione e accoglienza.
Apre la selezione Price of love, cover di uno dei rari pezzi degli Everly Bros non divenuti un successo, un solido rock dal sapore twangy sostenuto da un bel riff chitarristico dove fa subito la sua bella apparizione la moglie Julie quale harmony vocalist. Seguita da Wild Card, una honky tonk song aperta dal violino e dalla steel guitar di Larry Campbell, dove la chitarra elettrica non si dimentica di rilasciare un impeccabile assolo. È poi il turno di I Can't Get Over you, tenue e delicata ballata country composta da Julie, con avvio affidato a chitarra acustica, accordion e steel e il supporto vocale di Lee Ann Womack, che ha cantato il suo brano Some Things I Know..
Quarto pezzo la title track Midnight and Lonesome, una ambiziosa love song che sta a metà tra un walzer e un bluegrass elettrico, nella quale il violino riceve via libera per fare tutto ciò che vuole. Ecco ora When It Comes to you, deliziosa e orecchiabile canzoncina dai toni leggeri e vagamente blues, che da l'occasione a Buddy di cimentarsi con un curioso strumento, l'optigan, una sorta di connubio tra un disco player ottico ed un organo di cui esisterebbe solo un prototipo realizzato negli anni settanta, che si rivela capace di produrre particolari effetti che fanno pensare ad una slide guitar. Sesto brano è Water When The Well is Dry, composto da Buddy in collaborazione con Bill Mallonee dei Vigilantes Of Love, un country rock dal sapore eaglesiano, sembra infatti provenire dalla penna di Don Henley, che attacca alla grande, è sostenuto da una buona base strumentale e che conta anche sul prezioso contributo dell'armonica specie negli stacchi senza parole.
Il successivo è A Shoman's life, un pezzo fluido, delicato, intenso aperto dalla chitarra acustica, con Julie ancora valida spalla alle armonie vocali e un ottimo intervento chitarristico. Il brano numero otto si intitola Little Bitty Kiss ed è un gradevole honky tonk grass con fiddle e chitarre elettriche in particolare evidenza. Ecco quindi Please Send Me Someone To Love lenta e tirata cover di un motivo di r&b degli anni cinquanta, diretto omaggio a Percy Mayfield, che in un arrangiamento tendente e privilegiare le sue radici musicali soul, con organo e acoustic guitar in prima fila, mantiene intatte le sue prerogative originali di canzone di disperazione e solitudine.
Il penultimo pezzo, Oh Fe Pe'chee D'Amour è un cajun di tutto rispetto, lineare e pulito, con violino, mandolino e accordion a brillare ovunque. La chiusura è affidata a Quecreek, che è anche l'ultimo brano scritto in ordine di tempo, splendida folk gospel tune illuminata da due assolo di violino e con una straordinaria apparizione di Julie, ispirata da un fatto accaduto nel luglio di quest'anno, l'emozionante liberazione dei minatori intrappolati nella miniera dell'omonima cittadina della Pennsylvania.