Nuovo interessante singer-songwriter alla ribalta dall'amato Texas, esattamente da Forth Worth con il suo folk, roots-rock molto godibile. Originario di Arlington ma poi trasferitosi a Forth Worth,
Jordan Mycoskie era un vero appassionato di armi e in special modo per il fucile, che purtroppo lo vedrà accidentalmente protagonista in una tragedia alla Lamar High School Football Team scaraventandolo in tv come protagonista dei tanti sermoni che contraddistinguono il programma di Oprah...
Per fortuna l'amore per la chitarra, per le tradizioni del Texas, lo hanno portato a debuttare con questo cd dal titolo
Saltless Tears, prodotto da Billy Herzig nel più classico dello stile roots del Lone Star State, alla
Pat Haney o all'amico
Owen Temple nelle virate più country-rock, di cui riprende la spedita e deliziosa
One less thing (to worry about).
Accompagnato da una nutrita schiera di musicisti, il disco ha numerose cover, come accennavo in precedenza, e sole cinque sue composizioni che comunque ne delineano le sue capacità e il suo stile efficace come la bella
I want to be free, che mostra le sue qualità vocali, di songwriter e con il sound rock che in texas è un marchio di fabbrica come si capisce dalla sua copertina, fotografato al centro di una stella con targhe con marchio texas attaccate su pareti di legno. La canzone scivola via che un piacere tra le chitarre ben in circolo di Andy Most e dello stesso Mycoskie ed è un peccato pensare alle tante cover che accompagnano il suo esordio, forse nel prossimo cd scopriremo il suo talento appieno.
Per adesso ci accontentiamo di ascoltarlo come nella successiva
California, sempre dall'anima roots con tanto di armonica a delinearne il fascino. La parte centrale del disco la dedica a composizioni che non sono del suo sacco ma di ottima fattura:
Concrete Shoes di Stephany Delray, la cover
One more less thing... di Owen Temple, molto più rock e tirata del suo collega, la spedita
Poor Danielle di Rob sparks e
Winds of Change di Willie Mack, sempre interpretate nello spirito roots-rock che lo contraddistingue. L'anima cantautorale alla Guy Clark viene fuori nella ballata
What's in a name, o nella splendida cover dedicata a Townes Van Zandt
To live is to Fly.
Nella parte finale ritroviamo il suo vivace roots-rock nelle restanti canzoni uscite dalle sua penna: la trascinante title-track, la struggente
Santa Fe Café con la sola chitarra acustica ad accompagnare la sua voce molto incisiva.
Jordan Mycoskie: il cd avrebbe meritato 4 stelle, forse lo sarà per il prossimo quando saranno tutte sue le composizioni del disco.