I
Milton Mapes sono una american band che esplora un territorio ormai sperduto alla ricerca di una frontiera che prende forma solo nelle loro canzoni che hanno uno spirito più pionieristico, a celebrare l’ignoto. Da Dallas sono arrivati ad Austin, nel Texas, dove si sono stabiliti con il loro leader vocalist
Greg Vanderpool ed il loro suono è ben radicato nell'Alternative-Country e nell'Americana. Questo è il loro disco d'esordio,
The State Line, con 9 piccole grandi canzoni registrate tra il Tennessee e il Texas, che mettono in risalto il songwriter e la voce del leader Vanderpool, oltre al loro suono che ha elementi profondi nel West Texas con un rock a volte inciendiario e trascinante.
Used to be enough il brano di apertura del cd, ha il fascino struggente di una melodia che non ti molla mai (a pensare che in una giornata davvero fredda in quel di Austin, dove nemmeno un camino in un giardino all'esterno del delizioso
Guero's Taco Bar ti poteva riscaldare, questa canzone fece breccia nel mio cuore immediatamente raggiungendo la vetta nelle mie preferenze tra le band di Austin, che comunque restano tante...).
Down by now è un pugno nello stomaco, la voce si fa gracchiante e disturbante ma l'atmosfera è sempre accattivante, come la splendida e sommessa
Lubbock fatta di giri di chitarre senza fine e batteria appena accennata ma piena di armonia a renderla struggente. Si prosegue tra il rock arioso di
Radio Towers dove il ritornello ti prende immediatamente e il piano della tenue ballata di
Numbers, o l'armonica di
Bulldog steel: a dimostrazione di come questa band abbia la capacità di creare piccole gemme acustiche davvero affascinanti. Chiude
The State Line, un esordio notevole per i
Milton Mapes, la vivace e spedita
Quick-eyed love.