Buon esordio questo
Just A Man per
Douglas Greer, songwriter anche lui proveniente da Austin, ormai serbatoio inesauribile di talenti che si affacciano al music business. Non fa eccezione il nostro, originario di Port Arthur, che dopo una parte della gioventù spesa nella roots band Amos Moses decide di trasferirsi ad Austin e tentare la carta della carriera solista. Circondato da collaboratori di valore, Michael Ramos alle tastiere e fisa oltre che alla produzione dell'intero album, David Grissom, chitarre elettriche, Tommy Shannon, basso, Michael Longoria, batteria, mette a punto un album che si fa fatica a credere d'esordio, per la maturità che traspare dai brani sia in termini di scrittura che di interpretazione. Dimostra di trovarsi a proprio agio sia in situazioni che prevedono l'entrata in gioco della band al completo, con ritmi più decisi e tirati, sia quando si diverte a fare il balladeer con pochi strumenti dietro la sua voce, prediligendo atmosfere più ovattate e soffuse.
In entrambe le situazioni non mancano ottimi esempi, come l'apertura di
Damn Sure Gone, sul versante più acceso, con un buon lavoro di chitarre e l'Hammond che ingrassa ulteriormente un suono già ottimo di per sé;
Capitol Hall, bel rock sciolto, elettrico ma sempre con una impronta cantautorale o
California, che parte acustica per poi elettrificarsi in una ballata mid tempo. Le sorprese vengono però dai brani più intimi dove si fa fatica a togliere dal lettore pezzi come
People Person, lambita dall'accordion e da pochi ed efficaci tocchi dell'elettrica di Grissom,
Road To New Orleans, prima vera folk ballad con l'accompagnamento della sola acustica di Douglas o
Kill Me Again, un'altra perla acustica in cui è il piano questa volta a farci emozionare, prima della conclusione di
Nineteen Ninety-Nine, altra composizione di spessore che fa aumentare le credenziali di messer
Douglas Greer. Sicuramente un debutto che merita di essere scoperto, con la speranza che l'autore confermi ciò che di buono ha fatto vedere fin qui.