DJANGO WALKER (Down the Road)
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  Recensione del  26/02/2004
    

Figlio di cotanto padre Django esordisce in modo decisamente positivo. Il disco, registrato in soli cinque giorni ad Austin, ha il marchio di fabbrica di Llloyd Maines. E scelta migliore non poteva esserci. Il figlio di Jerry Jeff che, oltre al padre, annovera Bob Dylan, Pat Green, Robert Earl Keen, Townes Van Zandt ed i Seven Mary Three tra le sue maggiori fonti di ispirazione, ha uno stile molto vicino al grande Walker. Ha una bella voce, già formata malgrado la giovane età, 19 anni, e scrive canzoni fresche che Maines ha arrangiato con molto cura.
I musicisti che lo supportano non sono molto conosciuti, con la sola eccezione di Pat Green e del pianista di Willie Nelson, Riley Osbourn. Ma il suono della band di Django, elettrico e pulsante, grazie ai servigi di Greg Combs, Noah Watson, Led Swart, Brendan Anthony è perfetto per la musica del giovane cantautore. Musica texana, tra rock e country, tra ballata d'autore e musica delle radici, suonata in modo diretto e cantata con il cuore. È un esordio, ma il suono è maturo e lo scritp all'altezza di autori già affermati. Django ha il suono di Jerry Jeff nelle vene, una buona voce e scrive di conseguenza.
C'è una canzone significativa, scritta a quattro mani con Pat Green, Modera Doy Bojangles, che prende spunto dal brano più famoso di Walker Sr e si sviluppa attraverso una tematica country folk spigliata e discorsiva che lascia spazio sia alle voci che alla strumentazione cristallina della band. Maines arrangia in punta di dita e distilla i suoni dei vari strumenti, come ormai è sua abitudine. Una canzone manifesto che farà la fortuna del ragazzo, come pure la finale Texas on My Mind, già interpretata dal padre, ma anche da Garth Brooks e da Pat Green & Cory Morrow.
Un brano di grande spessore, cantato in modo diretto e suonato alla grande e che si giova di una coda strumentale splendida. Ma anche il resto del disco non è da meno. Down The Road e una ballata stradaiola semplice e gustosa, che mischia melodia e ritmo, nostalgia e Texas, dotata di una melodia piacevole e di un suono fluido. Il ritornello cattura all'istante. Bella anche Texas Blacktop Highway, rilassata e country oriented, oppure The Road You Choose, riflessiva, giocata su delicati contrappunti di chitarra con la voce di Django già molto espressiva. Another Day mette a confronto chitarre elettriche e violino, una gioia prorompente, una musicalità calda.
La lenta All The Miles smorza i toni, mentre College Life, ritmata e diretta, racconta le passate esperienza di studente, con un sound molto Texas e una melodia che richiama le ballate di Pat Green. Pura musica texana, nella grande tradizione del Lone Star State. Il disco prosegue su questa linea, senza cedimenti i sorta, ma con diverse frecce al suo arco, come Josè and Jack e l'espressiva Lost Songwriter. Diamogli credito, Django non è un figlio di papa, ma un cantautore vero con la musica nel sangue ed il Texas nel cuore.