TRAVIS MITCHELL BAND (Forget What's Wrong)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  15/11/2006
    

Esordio interessante per la Travis Mitchell Band dopo un anno che per il gruppo è stato pieno di sorprese: alla firma del loro primo contratto discografico al tour come headliner nel circuito della Country Texas/Red Dirt Music con i Cross Canadian Ragweed, Randy Rogers, Jack Ingram, Cory Morrow e tanti altri. Questo Forget What's Wrong è del settembre di quest’anno mentre sono già al lavoro per il prossimo disco, e si parla della collaborazione con il songwriter Chris Henderson chitarrista della rock band dei 3 Doors Down.
Forget What's Wrong ha tutto ciò che serve per riuscire a crearsi una buona fetta di estimatori: hanno un suono fresco, diretto e si muovono a loro agio su territori contraddistinti dal rock alla texana e ballate roots che echeggiano ai classici della loro terra. Una band giovane e interessante quella di Travis Mitchell, il front-man che ha iniziato la sua carriera suonando nei circuiti dei bar nei dintorni di Dallas, prettamente per amici e per la famiglia, e solo dopo essersi laureato presso l’università di Austin ha deciso di provare a unire insieme i suoi compagni a formare la Travis Mitchell Band: quindi Jonathan Bryant al basso, Chad mcBride alla batteria cresciuti insieme ad Heavy Metal! (bisogna crederci?).
Nativi di Mesquite, Texas avevano tutti e tre lo stesso modo di concepire la musica e insieme hanno iniziato a scrivere canzoni anche se mancava l’ultimo pezzo vitale alla band, Josh Rocha alla chitarra, che si è accodato solo a lavori in corso. Ed ecco sfornare il loro album di debutto: Second to None, brano di apertura di Forget What's Wrong, è una semplice e spensierata canzone roots con venature country (il violino segue il ritmo ma non è mai invadente) ed è tutto sommato un po’ l’aria che si respira in tutto l’album: Texas Girls ha quel taglio tipico texano, giocato sulle chitarre ben evidenti e distorte che seguono Travis dall’inizio alla fine per un paio di minuti decisamente in palla.
Gone, altro brano interessante, questa volta si orienta ad atmosfere tipiche da roots/ballad: intro quasi parlato di Travis che poi lascia spazio alla band (solo centrale di tutto rispetto), con risultati anche migliori come dimostrano I’ll Be Fine, The Way you Never e specialmente con la splendida I’ll Try, dotata di una marcia in più e di sicuro tra i brani migliori di Forget What’s Wrong. Così l’album ti accompagna in questo giro spensierato per il texas, e se una Forever in Love può sembrare più nella norma, di certo il disco non ha cadute di tono, anzi è possibile trovarsi ancora davanti ad impennate repentine come dimostrano il roots spigliato della bella Bitter, il rock chitarristico limpido di Sounds of the River fino alla title-track.
Chiudono The Getaway, che ha il sapore della loro terra, ritmo sostenuto con la chitarra acustica a far festa è poi onestamente, è un gran bel sentire: stesso dicasi per una ghost track ruspante, dove Travis Mitchell solo voce e chitarra dimostra appieno le sue capacità.