Dopo il debutto felice in campo country di
Point of No Return del 1989,
Jim Lauderdale ha iniziato a suonare davvero tanto insieme a fior di artisti internazionali come Johnny Cash, Merle Haggard, Dwight Yoakam riuscendo ad incidere nel 1991
Planet of Love con la produzione di Rodney Crowell e John Leventhal.
Un album sempre ben apprezzato dalla critica che gli hanno permesso di registrare negli anni successivi
Pretty Close to the Truth e
Every Second Counts. Poi nel 1996 questo
Persimmons, e a giudicare dall'ascolto un altro successo: sempre tra rock 'n roll, country, bluegrass, colpiscono brani come l'iniziale
Life by Numbers, un country spigliato e diretto e di sicura presa, la splendida ballata rock
Do you like it che è un'esempio del valore di scrittura di Lauderdale, per melodia e nel modo di cantarla, certo una voce come la sua lo aiuta davvero tanto.
Ma non c'è ombra di dubbio che gli anni hanno giovato al suo modo di concepire il country, di fonderlo con l'anima più rock e r&b, e canzoni come
Am i only dreaming this e la splendida
Don't leave your light low, sono una testimonianza di questa grossa qualità. Peccato che poi le contaminazioni bluegrass sono sempre all'orizzonte... per fortuna ci pensano le ballate country come
Some things are to good to last e
Nobody's perfect a ripristinare l'interesse per questo eclettico e bravo artista con la passione per il Lone Star State.
Un disco particolare, con canzoni che lasciano il segno nella memoria di chi l'ascolta, come nella conclusiva (
Jupiter's Rising, un pugno nello stomaco alle sdolcinatezze country del periodo).