KEVN KINNEY (MacDougal Blues)
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  Recensione del  13/01/2004
    

Kevn Kinney dalla georgia aveva portato con la sua famosa band dei Drivin'n'Cryin' il più autentico, romantico e ottimista sound che si potesse ascoltare: eclettico nello stile con country-rock classico da saloon al pop alternativo da college fino al folk-rock dei party domestici.
Ne uscì dopo tanti successi, facendosi portavoce della provincia meridionale come autentica voce del popolo minuto: una raccolta di inediti Everything Looks Better in the Dark del 1987 risalenti agli anni formativi, ma soprattutto con questo primo album da solista chiamato MacDougal Blues del 1990, con la partecipazione di tutti i suoi compari con l'aggiunta di Pete Buck dei R.E.M. che non ha lascia dubbi sulle sue doti di cantastorie alla Bob Dylan, come testimonia la bellissima title-track con tanto di armonica e melodia accattivante, acustica come la successiva ma di una qualità e spessore che lascia il segno: Not afraid to die.
Il ritmo si fa più veloce nella countryeggiante Lost and Found, dove il violino segue la voce di Kinney e ne guadagna di fascino la canzone anche con un mandolino appenna accennato che si amalgama bene al brano. Chitarre acustiche che viaggiano veloci anche in Last song of maddie hope, altra bella canzone degna di nota per la lirica e per la qualità melodica. Non c'è segno di cedimento, anzi più si va avanti più si resta affascinanti da canzoni come Gotta get out of here o dalla splendida Iron Mountain, una ballata delicata e terribilmente bella. Un signor esordio.