ROBBIE FULKS (Let's Kill Saturday Night)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  30/01/2004
    

Visto che non emerge praticamente mai, certa gente ha almeno il privilegio di non sparire agli occhi del pubblico. Tre dischi. L'ultimo, questo, tra il bello e il molto bello. Vissuto in bilico. Proprio dove il rock rischia sempre (oggi come trent'anni fa) di ridursi ad una sorta di sentimentalismo elettrico, di eretismo dominato da decibel e watt compiacenti. Ma Robbie Fulks ha studiato sui libri giusti. Libri scritti da docenti col nome importante: Graham Parker, Elvis Costello, Nick Lowe.
E' di Chicago, Robbie Fulks, ma c'è molto di inglese nel suo modo di affrontare le difficoltà della vita che permettono ad una rock ballad di essere qualcosa in più di una semplice canzone (in alcuni momenti si sentono addirittura gli Squeeze). Lui, le melodie, non le elabora, piuttosto le sputa fuori. (l'iniziale Let's kill saturday night è di una tale bellezza da valere l'acquisto del disco).
Gli provengono da una non meglio precisata zona fra stomaco e pancia, Caroline su tutte. La stessa di tanto rock d'autore, di tanta sofferta modernità di strada. Accordi "minori" per rendere più dolce l'atmosfera (You shouldn't have), andature mosse, spigolosità sempre risolte con charme (Little king). E anche cinque minuti di grande livello e di esasperata intensità (Pretty little poison). Che spiegano la bellezza di tutti gli altri.