BLUETICK (Cabin Songs)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  25/10/2005
    

Non avevo mai sentito parlare dei Bluetick e di Brack Haynes (voce, chitarra, mandolino, armonica e banjo) ed è francamente strano che non sia balzato mai sulle cronache musicali ma solo in qualche furtiva apparizione in qualche festival sperduto negli USA.
Questo disco è datato 1998 e si intitola Cabin Songs ed è una bella sopresa: un roots rock che mastica country lontano da Nashville e dannatamente orecchiabile, cantato e suonato da Bracks in modo impeccabile. Un disco che piacerà agli amanti del genere anche se un po' datato, ma si sa che quando la musica è bella non ha tempo.
La band è composta oltre ad Haynes, da Tim Trzeciak al basso, da Brandon Cash alla batteria, Don Stagger Lee al violino e banjo, Larry Decker alla chitarra elettrica e dal contributo di Tom Rogers alla tromba oltre ad averlo prodotto. Dal retro della copertina si capisce che quella strada polverosa immersa tra il verde degli alberi e la strada che questa band ama solcare per far conoscere queste oneste e belle canzoni.
Una armonica nel classico stile roots apre e chiude la pensierata Taking the Devil's Side con la voce nasale e incisiva di Haynes che non lascia dubbi sulla qualità della band. Mandolino in pompa magna per la seguente Broken Hearted Born, una western ballad perfetta per le terre texane, la roots Blue Chevelle tutta giocata sulle chitarre acustiche. Una parentesi country doverosa in Coming for you, fatta di violino e da un mid-tempo e refrain molto godibile.
Si cambia tono con la rock/southern Blazer and Browndog piena di ritmo e ben suonata da Decker alla chitarra. Le canzoni vanno via che un piacere e non ci si annoia e nemmeno si ha l'impressione del già sentito e allora ci si chiede da dove diavolo sono usciti fuori...
Si continua in questo senso con canzoni elettro-acustiche con anche una dolce tromba ad arricchire il clima festaiolo e spensierato, come in Don't Mistake Me e concludendo con una bellissima e riuscita cover di Townes Van Zandt. Un disco sincero e senza molte pretese se non quella di essere ascoltato.