BLACK CROWES (Amorica)
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  Recensione del  01/09/2004
    

Dio benedica il Southern Rock! Quando nasci nella culla del R&B, quando per le strade della tua città sembra ancora di sentire i canti provenire da quelle disperate piantagioni di cotone ma nel giro di una manciata di anni la “Regina” ti strappa lo scettro dalle mani, c’è solo una cosa da fare : mettersi di nuovo in gioco e sputare sul mondo tutto l’orgoglio sudista che ancora ti brucia le vene!
Dio benedica questo manipolo di volatili che nel '94, con giusta fierezza, sono riusciti di nuovo a ricordare, all’intero pianeta, le effettive origini del blues più primitivo. La perfezione esiste, ed è tutta qui dentro! Corposo, difficile, magnificamente arrangiato, autentico e impulsivo, ad ogni ascolto ti veste un po’ da hippie (She Gave Good Sunflowers) e un po’ da cowboy (Downtown Money Waster) per poi portarti in un fumoso night (Nonfiction) e farti gustare il perfetto mix di whisky, sigari e Storia.
Un autorevole rock-blues, con opportune sfumature soul e jazz per celebrare l’aspetto struggente di un amore, pur senza mai dimenticare tematiche più giocose ed ironiche con originaria genuinità e freschezza. L’estasi si raggiunge con la straordinaria complessità delle ballate (Cursed Diamond, Ballad In Urgency, Wiser Time, Descending) in cui graffi e carezze si alternano senza alcuna tregua.
Per non parlare di “A Cospiracy” che in quasi cinque minuti e con tutta la sua eccentrica potenza, tira un sonoro calcio in culo all’intero mondo del Rock. Il valore aggiunto? Eddie Harsch alle tastiere. Ogni brano è impreziosito dalle sue dita che mai oscurano le sferzate criminali di Rich e di Ford e ingemmano i virtuosismi “allo zolfo” di Chris.
A tutti gli amanti del “Southern revival”, se ancora non lo avete, sappiate che una volta acquistato, il resto della vostra collezione di dischi prenderà molta polvere.