Dopo un silenzio abbastanza lungo (a parte il live, l'ultimo disco è
Bull e risale al 1998) e passando attraverso la parentesi country rock degli spiritosi
Hog Mawl, i
Say ZuZu approdano al sesto album della loro carriera con un contratto firmato per la tedesca Blue Rose.
Every Mile è quindi il primo album edito a livello internazionale della band del New Hampshire, a parte il vecchio catalogo che è sempre disponibile in Italia attraverso la Venus, ed è un disco che porta indubbie innovazioni. In primo luogo la formazione è mutata con l'entrata di due nuovi elementi, basso e batteria, cioè
Jon Pistey e Tim Nylander, quindi il suono stesso che ha connotazioni più rock e meno roots. La band è così sempre più saldamente nelle mani dei due membri fondatori,
Cliff Murphy e Jon Nolan.
Non è un mistero che il movimento roots sia in questo momento in una di rinnovamento, ma i ZuZu, che pure hanno indurito leggermente il suono, mantengono comunque un legame solido con le proprie radici, come mostra la ballata
Indipendence Day, in cui elementi country sono fusi in modo perfetto ad armonie rock. Anche la particolare
Blue to Here ci mostra un lato diverso della band, con le radici nel suono di NeiI Young, senza dimenticare certe armonie vocali tipiche di Roy Orbison, di cui Nolan è grande fan.L'inizio è potente:
Lonely ha reminiscenze REM ed Old 97, chitarre vibranti ed unisce l'innata melodia del brano ad una pulsione rock di grande presa. Il gioco delle due chitarre è tra le cose migliori del disco e la voce di Murphy molto più espressiva che in passato.
Nolan da il suo contributo con il ruggente roots rock, di chiara matrice younghiana,
Wish Me Well, dove le voci si mischiano al vibrare delle chitarre, riuscendo a creare un sound potente e gradevole al tempo stesso. Un suono essenziale, due chitarre, basso e batteria: sono le voci e la scrittura a fare la differenza, meglio impostate le prime e ben calibrata la seconda.
Glow mette ancora in risalto le chitarre, con Nolan che conferma la sua facilità di scrittura ed il suo sapere mischiare rock e radici in modo assolutamente naturale.
Good Girl si avvicina ad atmosfere più pacate, con bei giochi vocali ed un intro d'armonica che richiama certe canzoni di Steve Earle: i ragazzi sanno quello che vogliono e non cercano di imitare rock band dal suono FM, vanno direttamente al sodo.
Rock, chitarre, armonie vocali e belle canzoni: prendere o lasciare, come in passato, come sempre. Bisogna difendere band come i
Say ZuZu, sono gruppi come questo che tengono alto il vessillo della nostra musica, continuando a suonare ed a incidere senza vendere molto e senza fare soldi, ma credendo nella propria musica e nel suono delle...chitarre.
You Don't Know Me Now trova Murphy alle prese con sonorità REM anni ottanta, quando le chitarre erano la parte essenziale del suono della band di Stipe, mentre la dolce
Don't Leave, sempre di Cliff, ha un piglio folk rock, da cantautore.
Una canzone dai toni morbidi, sfiorata da una armonica.
Sugarbowl, dove un banjo doppia Jon Nolan, è un'altra ballata dai toni morbidi, meno originale della precedente ma
Doldrums ci mostra l'altra faccia di Jon, il vibrare delle chitarre, ed un train fluido e ben costruito.
Postcard, sempre Nolan, è una ballata cantautorale di spessore che cresce ascolto dopo ascolto, ha un tessuto elettroacustico ed una toccante melodia di base.
Chiude il disco, piacevole ed ottimamente suonato,
Still . Si tratta di una composizione dal sapore agreste, che esce dalla fervida penna di Cliff Murphy, e che mostra un nuovo aspetto dei Zu Zu, quello folk: harmony vocals ed un tessuto acustico pregevole.