TANDY (The Bloodroot Transcriptions)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Anche dei Tandy ci siamo già occupati in passato, ed anche in questo caso un paio di volte. La band newyorkese è giunta già al quarto album (Tandy, Some Summers Day, Lichtenstein's Oriole) ma, rispetto ai lavori precedenti, con questo ha mutato leggermente gli equilibri. Infatti il suono si è fatto più elettrico e richiama decisamente gli anni settanta. Mike Ferrio è il leader del gruppo, canta e suona armonica, chitarra acustica ed elettrica mentre gli altri sono Tom McCrum, batteria e voce, Scott Yoder, basso, Drew Glackin, lap steel, hawaiian lap guitar, chitarra elettrica ed acustica, mandolino. Sono aiutati da vari session men: Sibel Firat, George Rush, Mike Lavdanski, Chris Rael, Eric "Roscoe" Ambel, Jared Tyler.
Oltre ad Ambel, che è già un bel nome su cui puntare, c'è anche una nostra vecchia conoscenza, Malcolm Holcombe, voce ih due canzoni. Mike Ferrio non è l'ultimo arrivato, canta con calore e scrive ottime canzoni che hanno radici profonde nella musica americana, da The Band a Townes Van Zandt e sa arrangiare con intelligenza. Tandy sono un gruppo in ascesa, mutano pelle disco dopo disco e stanno maturando uno stile molto personale che trova pochi eguali oggi in Usa. The Bloodroot Transcriptions contiene undici canzoni ben strutturate. New Candy Necklace è una ballata acustica dai forti sapori dylaniani, cantata con forza e suonata in modo scarno: Ferrio è il factotum del brano e con la sua voce distesa ci riporta ai giorno gloriosi del folk boom del Greenwich Village quando, solo con voce e chitarra, si era in grado di scuotere il mondo.
Becky California è elettrica: melodia nitida, strumenti caldi per una canzone che cresce nel tempo. Fidelis, in cui c'è Holcombe (appare anche nella seguente), ha un sound elettrico dai sapori antichi che richiama le composizioni storiche di The Band: la voce di Mike si avvicina a quella di Danko e la scrittura è sempre in bilico tra l'autore stesso e Dylan. The Truth is Better Than a Lie è più raccolta, ma molto ricca strumentalmente e calda nella melodia. Il disco si rivela superiore ai precedenti, infatti i Tandy sono diventati una vera rock band con influenze folk e roots ed anche accenni irish neanche tanto velati.
Un'armonica introduce la gradevole Louis Green, tersa ballata elettrica sempre molto anni settanta, mentre True Fine Love, solare e distesa, con un interessante uso di tabla e sitar, si stacca dal resto del disco. The Stations ha vaghe radici country, più per l'uso parco della steel, che per la canzone stessa, che mantiene sempre forti connotazioni dylaniane. That's My Candle ha una bella melodia, ottima voce, suono solido, mentre le conclusive Won't Break Down e Might Shine Again confermano la bravura dei Tandy. Ferrio è un moderno hobo ed i Tandy una delle migliori band di classica american music in circolazione.