YAYHOOS (Put the Hammer Down)
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  Recensione del  16/10/2006
    

Fa effetto chiamarlo supergruppo, perché in realtà si tratta di quattro beautiful losers del rock'n'roll americano più marginale, quello che piace tanto a noi insomma. Trovato uno spazio libero dalle loro attività principali, tornano in pista i quattro Yayhoos, vale a dire Dan Baird (ex voce dei Georgia Satellites, oggi riciclatosi come produttore), Eric Ambel (forse il più noto della band, chitarrista nei Dukes di Steve Earle), Keith Kristopher (ex Billy Joe Shaver Band) e Terry Anderson (un passato in numerose roots band).
Li avevamo lasciati cinque anni fa con l'esordio Fear Not the Obvious, prima collaborazione a suon di chitarre e tanto divertimento. La ricetta di quel disco viene ribadita dal nuovo Put the Hammer Down, uno di quei lavori che vanno sotto l'etichetta just for fun, ma con tanto mestiere da far impallidire i giovani pretendenti di oggi.
Quattro autori, tre voci soliste, il mix proposto dai Yayhoos è materiale riciclato con competenza, senza impennate di genio: omaggi agli Stones, southern rock sulla falsariga dei citati Georgia Satellites (la rocciosa Never Give an Inch, la ballata Right as Rain), qualche riferimento a certo hard boogie degli anni settanta, modello Humble Pie, e siamo a cavallo.
Tra i vocalist la parte del leone, ovviamente, la svolge Dan Baird, il più dotato e presente nel ruolo: partenza eccitata con la grezza Where's Your Boyfriend At, a cui fanno eco Would It Kill You e Fittin' to Do, rock'n'roll spaccone come pochi. Un gradino sotto le intrepretazioni di Anderson, fra cui si segnala All Dressed Up, mentre il più debole stranamente risulta proprio Ambel.
La sua voce non è mai stata eccezionale e i risultati si sentono in Hurtin' Thing e Between You and Me, ballate un po' banali. Menzione a parte infine per la cover di Love Train degli O'Jays: nel debutto avevano preso di mira gli ABBA di Dacin' Queen, oggi è il turno di questo classico R&B dei seventies e l'esito è altrettanto gradevole.