Fautori di un arioso pop-rock stradaiolo con echi di Byrds, i
Gin Blossoms sono stati una delle migliori realtà del rock americano anni '90 assieme a Counting Crows e Wallflowers. In parecchi hanno maledetto il loro scioglimento avvenuto nel 1997 dopo tre album di buona fattura rock con canzoni dalla struttura melodica convincente ricche di armonie e squillanti chitarre. Con
Hey Jealousy,
Found Out About You e
Follow You Down avevano fatto breccia nelle classifiche di vendita ma era stato
New Miserabile Experience l'album che gli aveva fatto conquistare notorietà tanto da meritarsi l'anno passato la Deluxe Edition che si riserva ai grandi dischi. Nel 2002 la band si è riunita attorno allo storico trio di chitarristi Robin Wilson, cantante, Scotty Johnson e Jesse Valenzuela per una seconda fase della loro carriera iniziata con un tour (e dvd annesso) e proseguita con la pubblicazione di
Major Lodge Victory.
Poco è cambiato nella loro musica e forse questo è il limite più evidente della loro proposta perché il nuovo lavoro suona esattamente come una versione minore di
New Miserabile Experience e una maggiore di
Congratulations I'm Sorry del 1996 e non apporta novità sostanziali tali da giustificare una evoluzione della band. A dettare legge sono ancora canzoni a metà tra un incisivo pop melodico e un rock da strada sintonizzato sulle chitarre dei Byrds e le armonie di Tom Petty, un sound arioso e veloce che sembra fatto apposta per accompagnare un viaggio in macchina. La stessa copertina di Major Lodge Victory non tradisce il loro immaginario: le highways, i motel economici sulla strada, gli spazi aperti, il cielo terso del sud-ovest (vengono da Tempe in Arizona), titoli come
Super Girl, Long Time Gone, Black Sunrise, California Sun. Chitarre a palla, ritmi spediti, mai troppe durezze ma un senso del rock che si alimenta dei sogni di chi vive e lavora sulla strada, di chi passa gran parte dell'anno a suonare una sera dopo l'altra nei posti più disparati della grande provincia americana.
Perché i
Gin Blossoms si portano indelebilmente appresso il segno di una band della heartland anche se sono nati in una città universitaria come Tempe a ridosso di Tucson e vicina al confine messicano. Suonano senza fronzoli, schietti e diretti, appoggiandosi su tre chitarre acustiche ed elettriche che svolazzano sbarazzine senza enfasi e troppi assoli, badando al sodo e rispettando i dettami di una canzone che comunque ha nella melodia e nelle armonie la sua forza.
Assomigliano in qualche frangente agli Wallflowers, in altri ai Cracker, c'è anche qualcosa che ricorda gli Jayhawks più pop ma l'eco dei Byrds è tangibile e l'abile intreccio di acustiche ed elettriche depone per un sound sufficientemente personale e imitato a sua volta da altre band, non ultimi i Refreshments.
Major Lodge Victory conferma quanto di buono c'era nella loro nuova miserabile esperienza, è un disco che si lascia sentire con piacevolezza pur non avendo canzoni memorabili, è fresco e frizzante senza essere troppo alcolico, ha qualche momento di rallentamento in un paio di ballate ma per la maggior parte stenta a rimanere dentro le velocità consentite delle autostrade americane perché tre chitarristi come Robin Wilson, Scotty Johnson e soprattutto Jesse Valenzuela sono una marcia in più che non tutti si possono permettere.