DAVE INSLEY (Here with you Tonight)
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  Recensione del  15/10/2006
    

Dave Insley è uno onesto, classe 1961, nato e cresciuto nella fattoria di famiglia in Kansas, si è interessato fin da adolescente alla musica grazie anche ai buoni dischi che giravano per casa, dischi di gente come Merle Haggard, Johnny Cash, Buck Owens, Willie Nelson, Marty Robbins, Bob Wills, Billy Joe Shaver o Jerry Reed, artisti che hanno chiaramente indottrinato e influenzato la sua musica. A dodici anni imbraccia la sua prima chitarra e nella metà dei settanta sopraggiunge il trasferimento in Arizona dove Dave inizia presto a suonare in cow-punks bands locali nelle feste del college e in ogni buco di locale che gli capita a tiro.
È un percorso formativo comune a tanti, ma che incrementa in lui la predilezione per la musica suonata e per il songwriting grazie anche a mille relazioni e mille serate al fianco di musicisti di opposte estrazioni e che concorrono a formare il background e l'indole del suo conio nel far canzoni. Tra le sue esperienze più eloquenti citiamo i Nitpickers, newgrass band con base a Phoenix e con i quali nel 2000 realizza l'omonimo album per la Rustie Records, seguiranno poi i Trophy Husband che hanno all'attivo due dischi di sicuro interesse: Dark & Bloody Ground (Rustie 2001) e Walk With Evil (Hayden's Ferry 2003). Lo scorso anno è arrivato il self produced Call Me Lonesome, un eccellente lavoro che, come dissi a suo tempo, è capace di soddisfare il corpo e lo spirito e di esortarti ad aver presente che di buona musica ce n'è in giro ancora un po'...
E se per Call Me Lonesome potevamo citare l'abusata formula del troppo rock per essere country & troppo country per essere rock, per questo nuovissimo Here With You Tonight dobbiamo riferirvi che l'asse d'equilibrio è decentrato su fronti più country, ma conservando sempre quella istintiva rettitudine e quella fluida incorruttibilità che caratterizza prodotti del genere. È un lavoro rilassato e rilassante, dove per certi versi si possono estrarre parentele con certe cose di Willie Nelson, ma ci possiamo ritrovare altri cento richiami a un songwriting di matrice country-southern. Accanto a lui c'è l'amico Rick Shea, splendido musicista che dalla prima linea contribuisce non poco all'impianto sonoro con la sua pedal steel; ritroviamo anche collaudati pards come Danny White al basso e background vocals (Roger Clyne & Peacemakers), PH Naffah: batteria & percussioni (Refreshments, Peacemakers), Dave Gleason: electric guitar, Steve Borick: acoustic guitar& banjo, Chris Gough: hammond & piano e altri friends sparsi qua e là.
Open Road è il gradevole brano d'apertura dove notiamo Pat Johnson all'armonica e lo splendido lavoro di Shea e Gleason, You're The One I Prefer incrocia swing & boogie e palesa un bell'intervento del piano di Gough e un duetto con Amanda Cunningham; God Love's The Working Man è alquanto apprezzabile e Other Trails To Ride la vedrei bene in un disco di Willie… Grace con le sue parti corali soul e l'organo che gira in tondo è amabile e gustosa, South Of The Border è un classico della canzone della frontiera con il Rio Grande, qui possiamo ascoltare un duetto con miss Rosie Flores e la fisarmonica e le trombe mariachi di Jimmy Shortell; Cashed In My Life è un'altra di quelle song che sconfinano tra viaggi onirici e strade asfaltate senza fine, l'agile Borrowed Time è scattante e ruspante mentre la conclusiva Train In The Distance, solo voce e chitarra, è riflessiva e meditabonda.