RANDY ROGERS BAND (Just A Matter of Time)
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  Recensione del  15/10/2006
    

Ecco un disco di vero rock'n'roll con il cuore country, solido e potente come piace a noi. Randy Rogers è texano, figlio di un pastore battista e di una insegnante, e fin da ragazzo palesa le sue passioni per gente come Willie Nelson, Merle Haggard, Waylon Jennings. i Beatles e... i Pearl Jam! Proprio qui sta la chiave di lettura della musica proposta da Randy e dal suo gruppo (qui giunti al terzo disco): un mix di influenze che ha prodotto un sound tosto, ritmato, secco, che parte dal più classico honky tonk made in Texas per arricchirsi con abbondanti sventagliate di chitarra.
Il tutto guidato dalla voce maschia di Randy (che ricorda molto Steve Earle) e dalla precisione del suo quartetto (Geoffrey Hill, Brady Black, Jon Richardson e Les Lawless): Just A Matter Of Time è perciò uno dei migliori dischi di hard country da me sentiti ultimamente, anche perché, oltre ad essere suonato bene, è anche sostenuto da ottime canzoni. Come ciliegina sulla torta, abbiamo la produzione precisa e professionale dell'esperto Radney Foster, eccelso honkytonker in proprio e valido songwriter (molti brani del disco sono scritti a quattro mani da lui e Rogers).
Foster aveva già prodotto il precedente sforzo della band, Rollercoaster, ma qui il risultato finale è nell'insieme una spanna superiore, per il godimento delle mie (e, se vorrete, vostre) orecchie. Sentite che inizio con Better Off Wrong: intro potente per un rock-country granitico ed elettrico, con l'ombra del primo Steve Earle dietro ogni nota (e comunque Randy non è derivativo, ha un suono ed una personalità tutti suoi). La splendida Kiss Me In The Dark, ancora elettrica e cadenzata, ha un incedere epico da pelle d'oca, un ritornello killer ed un feeling che ammazzerebbe un toro. Non vi basta? È anche il primo singolo estratto: una scelta doverosa, un grande brano.
One More Goodbye prolunga il godimento, con un brano disteso e liquido, perfetto da ascoltare guidando; Just A Matter Of Time è invece un lento, con caratteristiche southern. You Could've Left Me, con le chitarre in tiro e la batteria che pesta indiavolata è semplicemente irresistibile; ascoltate l'intro chitarristico di You Could Change My Mind e vi cadranno anche gli ultimi dubbi sulla bontà del combo texano.
Before I Believe It's True, insinuante e notturna, ha una melodia molto evocativa; la saltellante You Start Over Your Way è invece un honkytonk elettrico di presa immediata. If Anyone Asks ha una ritmica piuttosto complessa, ed è un po' sottotono rispetto al resto, a differenza della bella e vibrante You Don't Know Me, chiaramente influenzata dal grande Waylon: tipica outlaw song, perfetta da suonare in un qualsiasi jukebox di un qualsiasi bar texano. If I Told You The Truth, attendista ma godibile, prelude alla finale Whiskey's Got A Hold On Me, lenta e meditativa, quasi un'oasi di relax dopo tanti decibel. Randy Rogers Band: un nome da tenere a mente. Hard honky tonkin' at its best!