CHARLIE SEXTON & SHANNON McNALLY (Southside Sessions)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  15/10/2006
    

Mini recensione per un piccolo disco, che però regala trenta minuti di musica vera, cantautorale, autentica. Charlie Sexton, cantautore texano dalla vena piuttosto intimista, valido produttore e ottimo musicista (ha militato anche nella Bob Dylan Band) ha unito le forze con la brava Shannon McNally (della quale aveva già prodotto l'album Geronimo), che pochi mesi fa ci ha allietato con il bellissimo North American Ghost Music, eccellente live album roccato e chitarristico. I due musicisti (sono anche molto fotogenici, soprattutto Sexton: potrebbe fare tranquillamente l'attore) hanno unito le loro forze e messo a punto, con l'aiuto di un paio di session-men, un dischetto di soli sette brani, cinque originali più due covers, molto interessante.
Southside Sessions è più un disco di Sexton con la McNally ospite che uno sforzo congiunto: i cinque brani originali sono tutti scritti, da solo o no, dal texano, ed anche la vena intima è tipica della sua musica. La McNally è comunque decisamente funzionale al disco, dato che con la sua bella voce da profondità ai brani: sette canzoni, a cavallo tra la Band e certo cantautorato tipico del Lone Star State, figlio di Guy Clark e Townes Van Zandt. Pochi strumenti, suoni leggeri, canzoni quasi sussurrate, ma grande amore per la musica in ogni nota. Nothing Mysterious è un lento piuttosto roots, chiaramente figlio di The Band, con la sua melodia semplice ma intelligente e non scontata.
La dolce Old Cypress Tree ha un inizio per sole voci e chitarra ed una melodia molto gradevole, poi entra una percussione leggerissima che quasi non si sente. Sembra un demo, ma di gran classe. La mossa ed evocativa When We Were Younger ha invece un tempo quasi flamenco, e le due voci si amalgamano alla perfezione fino al refrain dai toni epici, molto Joe Ely. No Place To Fall è una cover piena di anima di un noto brano del grande Townes: Shannon è la voce guida, Charlie la segue e la triste melodia del brano assume un aspetto inedito; Biloxi, forse il brano più noto di Jesse Winchester, ha un arrangiamento pianistico di grande effetto, Shannon canta con trasporto e la canzone può tranquillamente vincere la palma della più riuscita.
Burn e I'd Do The Same For You, entrambe scritte in solitudine da Sexton, chiudono il dischetto in maniera interiore e meditativa, con un plauso speciale alla seconda, grazie ancora ad un uso azzeccato del pianoforte. Un bel dischetto, che purtroppo finisce troppo presto: speriamo sia il preludio ad un futuro album completo per questo nuovo duo.