Grandissimo album live per
Robert Earl Keen, uno dei più talentuosi e stimati songwriters texani, la cui bravura trascende sicuramente i confini del Lone Star State. Keen è autore di diversi album di grande livello, e ha scritto canzoni che sono diventate dei piccoli classici, non solo in Texas:
The Road Goes On Forever, la sua signature song per antonomasia, è stata incisa, tra gli altri, da Joe Ely (che ha ripreso anche la splendida
Whenever Kindness Fails, purtroppo assente da questo live) e dagli Highwaymen, che la hanno addirittura usata per intitolare il loro terzo disco. Ma Robert ha scritto tante altre grandi canzoni, e gran parte di esse sono presenti in questo
Live At The Ryman, registrato appunto nel tempio della musica country a Nashville: un live, non esagero, tra i migliori da me sentiti negli ultimi anni.
Le ballate di Keen sono tipicamente texane, discorsive, intense, segnate dalla vita ed arse dal sole, ed in questo concerto (registrato sul finire dello scorso anno) vengono esaltate da una performance vibrante ed assolutamente brillante. Già Robert stesso, nelle note di copertina, si era accorto della bontà di questa esibizione, elogiando senza indugi la band (Rich Brotherton, Bill Whitbeck, Ton Van Schaik, Marty Muse e Danny Barnes), ma già dal primo ascolto ci si rende conto che il texano era stato fin troppo modesto. Settanta minuti di grande musica, senza un solo calo di tensione: canzoni fiere, intense, vibranti, influenzate da maestri quali Guy Clark e Townes Van Zandt, e parenti strette di Steve Earle, Rodney Crowell e Jerry Jeff Walker, ed impreziosite ulteriormente dalla voce carismatica del leader.
Un cenno anche per il pubblico caldissimo, nonostante il disco non sia registrato ad Austin ma forse davanti alla platea più esigente per quanto riguarda la country music. Robert aveva già inciso altri dischi dal vivo (ricordiamo i due volumi
Live Dinner), ma qui confeziona il suo capolavoro. Apre la splendida
Feelin' Good Again, perfetta storyteller song di stampo acustico, figlia di Townes, con la sua sublime melodia, la chitarra arpeggiata e la steel che accarezza il sound.
Molto bella anche
Gringo Honeymoon, che intitolava uno dei suoi album più riusciti: più elettrica della precedente, mantiene però la struttura tipica delle ballate texane, bruciate dal sole ed innaffiate di birra.
What I Really Mean è la title track del suo disco più recente, ed è un'altra ballata (decisamente il campo in cui il nostro da il meglio), molto soffusa ed evocativa, con un suggestivo banjo a dettare il ritmo.
Shades Of Gray è uno speed country & western elettrico, decisamente coinvolgente: la melodia è molto vicina a quelle di certi traditional degli inizi del secolo scorso ed il ritornello è da pelle d'oca. È poi la volta di una versione molto elettrica e quasi rockabilly della nota
Amarillo Highway di Terry Allen: provate a stare fermi se siete capaci. Begli assoli di chitarra e steel, e Robert si scatena al microfono.
Merry Chhstmas From The Family può sembrare fuori stagione, ma il concerto è stato inciso il 12 Novembre scorso: altra splendida ballata, puro honky tonk made in Texas, eseguito con un feeling micidiale. Ed anche il pubblico fa la sua parte.
Corpus Christi Bay è un country rock sopraffino, per palati esigenti: gran ritmo e melodia superba; l'intensa
Furnace Fan è più o meno quello che uscirebbe da una collaborazione tra Steve Earle e Rodney Crowell.
Un live così non lo sentivo da tempo: raramente ho sentito una band suonare con tanta intensità (almeno tra gli outsiders, non sto parlando certo di Springsteen, Stones o Tom Petty), e poi i brani sono uno più bello dell'altro. Sentite ancora l'elettro-acustica
Broken End Of Love, semplicemente irresistibile, o la versione di
Long Chain (di Jimmy Driftwood), tesa e vibrante.
Il disco volge (purtroppo) al termine: c'è ancora spazio per la roccata e saltellante
Train Trek, in cui intravedo anche influenze dylaniane, la tersa
I'm Comin' Home, perfetto brano country rock da sentire in macchina, la classica
The Road Goes On Forever, suonata con ritmo accelerato in un tripudio di ovazioni, e la finale
Farm Fresh Onions, ricca di assoli di violino, banjo, mandolino e chi più ne ha più ne metta, che chiude in modo positivo un album che definire bello è riduttivo. Spero soltanto di avervi trasmesso il mio entusiasmo: che fate, non siete ancora usciti a comprarlo?
Robert Earl Keen: a true Texas troubadour!