JOHN BRANNEN (Twilight Tattoo)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  27/09/2006
    

Ci eravamo accorti di John Brannen un paio di anni fa con l'interessante The Good Thief, ma in realtà si trattava del suo quarto lavoro, pubblicato a fatica nell'arco di una quindicina d'anni di carriera. Personaggio che ha bazzicato dentro e fuori il music business, Brannen aveva infatti conosciuto un breve momento di gloria ad inizio carriera: Mistery Street e l'omonimo John Brannen avevano goduto dell'appoggio di una major, senza tuttavia suscitare grossi clamori, inclusi un paio di passaggi video su MTV.
Così almeno raccontano le cronache del tempo, anche perché dagli anni novanta in poi il nostro protagonista si è lentamente eclissato, tornando alle incisioni solamente nell'ultimo lustro. Con un disco nel 2000 che programmaticamente si intitolava Scarecrow, memore di quel piccolo capolavoro di John Mellencamp a metà anni ottanta, è logico attendersi da questo rocker di Charleston, South Carolina, una ricetta musicale molto affine nell'infilarsi tra scosse rock'n'roll e ballate pigre che sfoderano il giusto passo sudista. Twilight Tattoo ribadisce, se ce n'era bisogno, le inclinazioni per un american rock da strada che non sembra avere più molti estimatori e nonostante tutto prosegue la sua corsa nell'ambito della scena provinciale.
A ben vedere il disco in questione è prodotto con tutti i crismi, sedendo in cabina di regia David Z, un produttore abituato tanto alle lusinghe delle grandi case discografiche quanto al rock'n'roll più schietto. Anche i musicisti giocano il loro ruolo, co-firmando numerosi episodi della raccolta: le chitarre di Jack Holder e Duane Jarvis, quest'ultimo vecchia conoscenza del circuito alternative country, garantiscono la dose perfetta di asperità elettriche, anche se tastiere ed hammond di Kevin Bowe riposizionano l'ago della bilancia verso un timbro più urbano e meno roots del previsto.
Ad ogni buon conto la voce cruda e squillante di Brannen, cresciuta sulle frequenze blue collar di Bob Seger, è il compendio ideale delle sue composizioni, l'arma in più per personalizzare un repertorio indubbiamente derivativo, a cominciare dal rock'n'roll tutto sudore e southern feeling di Just Restless, ma con un carattere sfrontato. Proprio la citata Just Restless, di comune accordo con le cadenze più bluesy di Heartbreak Ridge e Vagabond Saints, quest'ultima attraversata dall'armonica di Bowe, ai toni declamatori, quasi epici di Jericho Road ed alle forti fragranze springsteeniane di Black Mountain Dandy, forma la porzione più robusta ed eccitata del disco, che in realtà ha qualcosa di più raffinato da offrire.
Sono le ballate infatti a trasformare Twilight Tatoo in un prodotto maturo di mainstream rock: Boom Baby Boom e The Mountain rappresentano la quintessenza della ballata da grandi spazi, mentre Almost Love e A Cut So Deep si muovono tra luci ed ombre con passo più dilatato, l'ultima delle due impreziosita da un duetto con Lucinda Williams. In Twilight Tattoo risalta la giusta quantità di mestiere e passione.