PHISH (Live in Brooklyn)
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  Recensione del  27/09/2006
    

Sebbene con minor urgenza rispetto al passato, prosegue con regolarità la serie di pubblicazioni di interi concerti dal vivo dei Phish: dopo Live at Madison Square Garden edito alla fine dello scorso anno, la band ci consegna ora Live in Brooklyn, la serata d'esordio del tour del '04, l'epitaffio della fortunata carriera del quartetto del Vermont. Il 17 giugno di quell'anno, quasi in concomitanza con la pubblicazione di Undermind, l'ultimo ottimo lavoro di studio, i Phish iniziano nel cuore di New York, la tournée con la quale salutano definitivamente le numerose schiere di phans: una data cruciale che vede ora la luce nel doppio formato di triplo CD e doppio DVD, accrescendo i rimpianti ed alimentando i sogni di tutti i fedeli sostenitori di questa formazione, assurta al momento del misterioso scioglimento a fenomeno di caratura mondiale.
Purtroppo tutto era ormai scritto: l'uscita di scena sarebbe avvenuta con l'apoteosi estiva di Coventry, mentre il primo atto è appunto rappresentato da queste immense tre ore di musica inedita, che ci consegnano una band tutt'altro che stanca ed appagata, ma quanto mai carica, ispirata ed affiatata. Lo show, assolutamente spettacolare, alterna canzoni e debordanti improvvisazioni in un fluido intersecarsi di ritmi e melodie, pause e ripartenze, impressionanti fraseggi della chitarra di Trey Anastasio e avvolgenti sequenze pianistiche di Page McConnell: la musica sembra assumere i contorni di un animato dialogo tra gli artisti, che inventano a flusso continuo, rallentano o vivacizzano i tempi, stravolgono radicalmente le composizioni, plasmano distese armonie strumentali o esplodono in vertiginosi groove.
Con un'incisione impeccabile, Live in Brooklyn fotografa la brillante esibizione della band a partire da nuove canzoni come le deliziose A song I heard the ocean sing e Nothing, evocative jam in forma di ballata tratte da Undermind, in cui il tocco gentile del pianoforte si fonde con i dinamici accordi della chitarra, per scivolare indietro nel tempo fino agli esordi con una coincisa versione di Dinner and a movie o con gli umori bluesati di una esplosiva ed allmaniana Possum, con un superlativo Anastasio alla solista.
Il quartetto sembra viaggiare a pieno regime e le trame dilatate e psichedeliche di 46 days, gli eleganti tocchi tra blues e jazz dell'interludio I am hydrogen, le nervose progressioni di Maze o gli assolo della splendida Free non suonano certo come il canto del cigno, ma piuttosto come il prezioso gesto di una band che ha ancora la forza di stregare la platea, cercando nuove soluzioni sonore, affidandosi ad una grande tecnica individuale ed abbandonandosi totalmente alla fantasia ed all'ispirazione del momento.
Uno stato di grazia che risalta in particolar modo nella seconda parte del concerto, dove sincronismi e sinergie sembrane funzionare a meraviglia nella chilometrica e travolgente Suzy Greenberg, nella floydiana 2001, originale rivisitazione nel famoso tema della pellicola di Stanley Kubrick, o nella estesa jam di Weekapaug groove, attraversata dalle cascate ritmiche di Jon Fishman, dalle pulsanti linee di basso di Mike Gordon, dalle acide intersezioni dell'organo hammond e dagli assolo astrali della chitarra.
Pur centrifugando generi e stili, la band mantiene un suono limpido e diretto, saldamente ancorato ad una matrice rock, senza derive avanguardistiche o astrusi sperimentalismi, come dimostrano la versione serrata di Mike's song, le ariose aperture progressive della liquida e bellissima The Divided Sky, lo splendido crescendo di Sample in a jar o il funky-rock di Moma dance e Birds of a feather.
Oltre alla personalissima 2001, una sola cover completa la scaletta della serata: Frankenstein, il poderoso strumentale di Edgar Winter, chiude infatti il primo set sui monumentali riff della chitarra di Anastasio. Per l'eccellenza dei suoni e delle immagini e per la professionalità delle riprese, il doppio Dvd risulta ancora più spettacolare della corrispettiva versione audio: sotto un cielo plumbeo, "mentre sulla città calano le prime ombre della sera", le telecamere scorrono sull'enorme arena affollata all'inverosimile e collocata sullo sfondo dell'oceano da un lato e di un luminoso luna park dall'altro, tra il luccichio dell'ottovolante e la sagoma imponente di una ruota panoramica.
Con l'avanzare dell'oscurità l'atmosfera del concerto diventa sempre più coinvolgente sia per il diluvio sonoro e metereologico che investe la platea festante, sia per le suggestive coreografie luminose, che accompagnano la performance.
Le riprese a campo lungo spettacolarizzano infatti il rapporto sinergico tra la musica e l'impianto luci, mentre i primi piani colgono la tensione e l'intensità degli assolo, la gioia e l'entusiasmo dipinti sui volti dei musicisti, i funambolici duetti tra la chitarra di Anastasio ed il basso di Mike Gordon (da applausi quello di Free), le mani di McConnell che volano sulle tastiere e il costante movimento ritmico di Fishman, che indossa il consueto, demenziale abito di scena.
Consistente anche la quantità di inediti, che arricchiscono il menu del primo Dvd, in cui si assiste ad una jam improvvisata, ripresa nel corso del soundcheck pomeridiano; si entra nel backstage per ascoltare Anastasio mentre, voce e chitarra, prova due brani poco prima di salire sul palco; e si applaude alla performance della parte finale del concerto della serata successiva, con canzoni come la fluida Taste, Bug e la debordante Tweezer (reprise).