BIG IN IOWA (Geezil Pete!)
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  Recensione del  09/08/2006
    

Erano anni che non avevo notizie dei Big in Iowa, formazione sorta a metà anni novanta dalle parti di Hamilton Ohio - e questo nonostante il nome suggerisca altre origini - che dopo un paio di muscolosi esempi roots rock per la Blue Rose, sulla scia dei Bottle Rockets per intenderci, era letteralmente scomparsa dalla circolazione.
Mi riferisco a Bagin' and Knockin' e soprattutto al successivo Green Pop del 2001, un disco che era stato persino prodotto da Eric Ambel e si era guadagnato ottimi giudizi sulle riviste specializzate. Con il qui presente Geezil Pete!, dalla copertina ridicola, spritosa forse ma davvero improponibile, i Big in Iowa ritornano in pista con una formazione completamente stravolta: infatti il solo nerboruto bassita Ken Glidewell è rimasto dalla line-up originale, mentre l'arrivo del nuovo frontman Mike Gray caratterizza il repertorio in conseguenza della sua voce baritonale, dotando la musica della band di accenti più vicini al country texano (vedi la robusta Motorcycle Song) e dal classico passo honky tonk (l'accoppiata If These Walls Could Talk e Every Time I Fall In Love).
Si respira ancora una certa aria di anni settanta e southern rock attraverso le chitarre dell'altro nuovo acquisto Dan Andrews (ad esempio nella gradevole Cheap Drunk), ma in generale i punti di riferimento sono oggi da ricercare lontano dal rock'n'roll, verso i grandi vecchi della country music come Buck Owens e George Jones.
Il loro stile iconfondibile influenza brani quali Headache e la ballatona This Old House, collocate in apertura quasi a tracciare una netta linea di separazione con la produzione precedente. Ridimensionati dentro questa formula i Big in Iowa non convincono molto: personalmente prediligo i tentativi di riportare il sound della band verso un country rock più rozzo e sudista, come nel caso di Cows Come Home e della rollingstonesiana Black Hearted Woman, mentre suonano troppo nostalgiche le varie All I Can Do, Hamiltucky Honky Tonk Hero, Beautiful Women, Foolish Men.
Seppure suonate con molta competenza, non vanno oltre un'interpretazione scolastica. Non erano particolarmente originali nemmeno in passato, ma la voce di Gray ha meno rabbia e in questo ci perde soprattutto il rock'n'roll. Disco fatto in casa, con un suono vintage e fedele agli originali, Geezil Pete! offre cinquanta minuti di ruspante roots music senza troppe pretese e nessun sussulto, mentre il passato della band faceva forse presagire altre possibilità.