BLIND ROBINS (Panorama Valley)
Discografia border=Pelle

  

  Recensione del  09/08/2006
    

Un disco che sa di campagna fin dalla copertina, una diroccata baracca di taglialegna lontano dalle città. E il suono della band, al secondo album dopo l'esordio con The Origin of the Wasteland, prosegue l'impronta rurale sporcata dell'elettricità delle chitarre di un approccio grezzo al country, quello di Johnny Cash cui dedicano non a caso Cash & the Carters, ma anche quello di un alternative country molto più attuale, che contamina il suono della tradizione col processo decostruttivo del punk.
Una combinazione che si fa interessante nella rilettura di composizioni talora dallo stile più canonico e ballabile, come William Jennings Bryan o Miss Limestone County, dove il gruppo convoglia l'energia in una formula rodata e da saloon, spontanea e divertente. Ma non sono queste le songs che definiscono l'identità dei Blind Robins, un manipolo di country-boys cui si aggiunge un bel supporto di violino e cori, pedal steel e banjo rispettivamente di Jessica Billey e Bud Melvin, a definire il timbro caratteristico, popolare e campagnolo dell'ensemble.
Sicché la melodica Skeleton Waltz a metà potrebbe suonare come la migliore soundtrack per un attuale western, la title-track Panorama Valley e l'acustica Famous Non Believers sono le ballate che aggiungono i toni crepuscolari del genere, più intime e ricche degli influssi roots che ci si aspetta sin dall'estetica della band.
La voce di Michael White canta corposa e strascicata, sembra un po' Ronnie Van Zandt dei Lynyrd Skynyrd, ma il paragone non calza nell'incedere chitarristico meno blues e un po'più acidulo, che rende un'idea di rock che nella quarta Santa Clarita pare vendere i Ramones in salsa texas. Quando poi a suonare è una cover dei Green On Red come Black River allora i conti tornano e si capisce in quale affluente immergano le membra le chitarre di Mike Burns e la sezione ritmica (e altro) di Bob Vodick al basso e Dave Fleming alla batteria.
Quel che resta sono altre due ballads elettriche che completano il fare stradaiolo, di quando i nostri inseriscono il jack e attaccano Two Good Eyes o l'ultima You Want It, You Get It: si mettono sulla via e si lasciano alle spalle l'aria bucolica dei boschi, raggiungendo stavolta l'estrema periferia ai margini della città.