JASON COLLETT (Idols of Exile)
Discografia border=parole del Pelle

     

  Recensione del  26/03/2006
    

Partiamo dal presupposto che i Broken Social Scene sono una macchina musicale che batte la strada tortuosa dell'indie-rock sperimentale, non sempre con un impatto diretto. Il loro ultimo lavoro è piaciuto a parecchi addetti ai lavori: tuttavia, come per i Clap Your Hand Say Yeah, anche l'omonimo album di questa numerosa band di Toronto non mi ha convinto pienamente. Convincente è però il cammino solista di Jason Collett, chitarrista dei Broken Social Scene che, dopo la raccolta del 2004 (intitolata Motor Motel Love Songs), si cimenta di nuovo con Idols Of Exile.
Sempre sotto l'egida della Arts & Crafts (etichetta che pubblica solamente dischi collaterali ai Broken Social Scene), Jason abbonda parzialmente alcune sonorità filo-californiane, arrangiando con il produttore Howie Beck (anche lui ha appena pubblicato un album, dai contenuti poveri di spunti positivi) un suono in bilico fra il pop raffinato e la razionale malinconia del rock della Band. Un ottimo saggio di questa singolare alchimia è reso dalla traccia Parry Sound, mentre il sole della West Coast risplende nella sola I'll Bring The Sun. Il resto del disco viaggia su melodie armoniose, talora pessimiste (Brownie Hawkeye e Almost Summer), e spesso arricchite dal controcanto di Amy Millian e Leslie Feist, che si cimentano ad esempio in Fire, Hangover Days e These Are the Days.
Per la realizzazione di questo disco, Jason ed Howie Beck rendono partecipe anche una sezione fiati che confluisce nella già buona dose di chitarre (sempre presente quella acustica; nelle mani di Andrei Whiteman e Kevin Drew l'elettrica): scelta che impreziosisce le già citate Parry Sound e Fire, oltre che dare un tocco di sound Motown a Federal Republic (sorta di Straight To Hell in versione folk). Il folk, benché di matrice rock, è anche il motore di We All Lose One Another (dove spiccano pianoforte e banjo) e della straordinaria Pink Night, ballata arrangiata tradizionalmente (con pedal-steel, pianoforte e mandolino), il cui tono si arricchisce nota dopo nota e dove il riferimento alla musica della Band è ancora forte ed evidente.
In breve anche la musica di Jason, come quella di altri suoi colleghi (leggi The Elected), mantiene una facciata di gusto tendenzialmente pop, ma si rifà ad un'estrazione tipicamente mainstream, grazie all'aggiunta di una rilevante dose di spleen. La musica di Jason è lontana dal lavoro dei Broken Social Scene.