Ritengo opportuno che ogni amante del genere Americana possieda almeno un disco di
Neal Casal, possibilmente
Fade Away Diamond Time (del 1995), quanto meno
Anytime Tomorrow (del 2001). In poco più di dieci anni di carriera, Neal è stato in grado di produrre un numero considerevole di lavori tutti qualitativamente rilevanti, sebbene - a mio avviso - non significativi quanto i due album citati in precedenza. Specialmente nel corso dell'ultimo lustro, Neal ha persino pubblicato dischi a nome Hazy Malaze (power trio influenzato anche dal funk) e collaborato con la giovane e brava Shannon McNally e con Sheryl Crow.
Dopo la compilation di covers
Return In Kind e un greatest-hits (edito sempre dalla Francese Fargo), per Neal tira ora vento di pop: un pop riproposto mantenendo alcune coordinate per così dire Californiane (inutile ricordare che proprio lo stile brillante della West Coast, è da sempre il suo marchio di fabbrica). La sua ultima fatica,
No Wish To Reminish, è infatti un melting-pot di classicità jingle-jangle e country-rock, con una voluminosità orchestrale che presenta talora connotati british. A testimonianza di questo tentativo di rinnovamento, il nome del produttore, Michael Deming, membro dei Pernice Brothers e al mixer per i Beachwood Sparks e i Silvers Jews.
Sin dalle prime battute,
No Wish To Reminish sprigiona un'energia fino ad ora inespressa e pertanto inattesa, non sempre efficace e digeribile per i fans della prima ora. Aprono il disco
You Don't See Me Crying e Sleeping Pills In Stereo, brani più che promettenti e ispirati alla West Coast di Gram Parsons (sebbene la seconda abbia un refrain rock parecchio aggressivo rispetto al solito Neal); ma già dalla terza traccia,
Grand Island, è evidente invece il tentativo di gonfiare e dilatare il suono con archi ed altri strumenti (tastiere), presenti anche nella leggera
Too Far To Fall, in
Sundowntown (al limite del Beatles-iano) e nella britannica
Remember What It's Like (dall'andamento walzer). Bagliori di un buon cantautorato e di uno stile prossimo ai fasti di
Fade Away Diamond Time si respirano in
Traveling After Dark, ballata che ricorda gli Eagles.
A chiudere il disco, prima dell'outro strumentale e psichedelica
Saw Stars (quasi orientaleggiante), è un'altra ballata:
Freeway To The Canyon, grazie al suono puro del pianoforte e di una chitarra che ricorda quella di David Lindley, fa respirare l'aria pura di Jackson Browne. Anche in quest'ultima non mancano gli archi ma, a dispetto dell'effetto creato in altri estratti, non sottraggono semplicità al pezzo. Non mi sento di definire
No Wish To Reminish un bell'album, sebbene Neal rimanga un grande artista già troppe volte snobbato dai critici. Probabilmente, è proprio per la poca gratitudine da sempre riservatagli dal mercato che questa volta ha deciso di percorrere una strada sicuramente più proficua, anche se meno sognatrice.