BRIAN RUNG (Brian Rung)
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  Recensione del  31/01/2004
    

Un disco d'esordio decisamente sorprendente. Rung è texano, un giovane purosangue che gira lo stato della stella solitària con la chitarra sulle spalle e l'armonica in tasca. Lo ha scoperto, quasi per caso, Nathan Hamilton, quello di Tuscola, che, colpito dal suo stile e dalla sua voce, lo ha portato di botto in studio. Senza usare troppi strumenti, Hamilton ha registrato quaranta minuti di grande musica in cui Rung agisce in completa solitudine, accompagnato solo dalla steel guitar di Kim Deschamps, ex Blue Rodeo.
E la mossa si rivela subito vincente: Deschamps è uno che ci sa fare, e molto, alla steel, ma anche al dobro, alla chitarra hawaiiana ed al banjo. Il resto lo fanno le canzoni. Ballate scarne, voce e chitarra, con l'armonica che lascia il segno. Canzoni che hanno Hank Williams, Woody Guthrie e Bob Dylan nei cromosomi e che nascono da una terra arida e selvaggia, il cui il vento (The Wind's Dominion direbbe Butch Hancock) riesce ad essere musa ispiratrice per musicisti particolaremente sensibili. Rung ha molti punti in comune con Butch Hancock: l'amore per Dylan, Fuso dell" armonica, il modo di porsi con la chitarra. Compositivamente è meno aperto di Butch, si rivolge ad un genere più di nicchia: Dylan, un pò di radici, il grande Woody.
Le sue canzoni hanno il vento nei capelli, il sole sul collo e la terra arsa sotto i piedi. Rung ha una bella voce, adatta al tipo di musica che interpreta ed il suo modo di suonare è perfetto per quello che canta. Long Road si apre con una voce particolarmente espressiva, una arpeggio di chitarra e la steel guitar, morbida, a fare da tappeto.
È già grande musica: Rung ha talento e lo dimostra canzone dopo canzone. Non è facile esordire con un disco acustico e colpire nel profondo chi ci ascolta. Out of My Mind sta tra Dylan e Woody. La chitarra e l'armonica sono piene di passione e la voce calata perfettamente nella parte di novello hobo. Unholy Train riprende la tematica del treno, tanto cara a Woody Guthrie, con una ballata profonda che mischia radici folk e country ed ha una melodia toccante. Lo stesso si può dire per Green Signs, in cui sono evidenziate le radici country dell'autore o nella splendida Nobody But You, una delle migliori canzoni che ho ascoltato da vari mesi a questa parte.
Il crescendo lento, la mutazione della voce, la steel guitar che segue di pari passo la chitarra, sono solo alcuni dei pregi di questa canzone. Dreamer's Blues è, come dice il titolo, un blues. Country blues, per la precisione, spoglio ma vero. For You nasce dall'ascolto di vecchi dischi: c'è lo stile chitarristico di John Hurt ma anche la grande tradizione delle ballate folk dei padri. Carolina è velata di malinconia: una love song struggente, in cui Deschamps fa del suo meglio per creare un alveo alla voce di Rung. Ma la canzone, altra gemma del disco, è splendida già per la sua linea melodica.
Uncle Les è la più lunga del disco. Quasi sei minuti di puro folk, con Deschamps al banjo, per una solida composizione di con le radici già descritte, ed una melodia di grande presa. Rung suona la fisarmonica per dare più profondità ad una melodia nostalgica, che rievoca figure del passato. Canzoni di questa portata non si sentono tutti i giorni. Chiude il disco l'intensa Open Up Your Window, un'altra piccola gemma per l'incredibile collana sonora di Brian Rung. Non so se Brian riuscirà a fare un altro disco di questo spessore, ma questo basta ed avanza per inserirlo nella ristretta cerchia dei nostri preferiti.