GOLDEN SMOG (Another Fine Day)
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  Recensione del  26/07/2006
    

Difficile considerare i Golden Smog un semplice side project, visto il futuro attualmente piuttosto incerto delle formazioni "ufficiali" di quattro dei cinque componenti, ma soprattutto tenendo conto che quattro dischi di studio, un traguardo considerevole per qualsiasi rock band, rappresentano forse qualcosa di più concreto di una rigenerante fuga dalle tensioni di carriera. Probabilmente nel '92 con la pubblicazione dell'esordio On Golden Smog, tutto è cominciato quasi per gioco: cinque musicisti, legati da un rapporto d'amicizia, e sei cover, incise di getto nei ritagli di tempo.
Negli anni successivi tuttavia il progetto è andato solidificandosi e di tanto in tanto i Golden Smog sono risorti, nel '96 con Down by the old mainstream, nel '98 con Weird Tales, arrivando fino ad oggi con il nuovo Another Fine Day, forse l'episodio più ambizioso vista l'investitura della major Lost Highway. Lo spirito che anima i Golden Smog è probabilmente immutato, come sembra trapelare dalla freschezza delle melodie, dalla brillante spontaneità delle performance, che immaginiamo concludersi tra sorrisi e pacche sulle spalle, dal suono delle chitarre, in alcuni casi ruvido e feroce come quello di un gruppo di adolescenti, ma l'impegno compositivo, la qualità delle canzoni e dei suoni di Another Fine Day paiono cosa estremamente seria, realizzati con impegno e dedizione, come compete a dei professionisti.
Gary Louris e Marc Perlman dei Jayhawks, Kraig Jarrett Johnson dei Run Westy Run e Dan Murphy dei Soul Asylum, con l'aiuto di Linda Pitmon, batterista di Steve Wynn, hanno inciso una prima parte del lavoro in Spagna nello studio del produttore Paco Loco, per concludere le registrazioni a Minneapolis, dove Jeff Tweedy dei Wilco ha completato la formazione e Jody Stephens dei Big Star si è seduto dietro ai tamburi. Forse più degli episodi precedenti, in cui era più marcata la mano di Louris e Tweedy, Another Fine Day è un progetto collaborativo, in cui i vari componenti fanno confluire le proprie passioni (Beatles, Led Zeppelin, Byrds, Dylan, Big Star, un background comune a molti), le proprie esperienze e la propria personalità: impossibile non riconoscere i Wilco, tra le strofe di una ballata come Strangers, splendida cover di Dave Davies; non ritornare ai trascorsi roots dei Jayhawks gustandosi le chitarre acustiche della titletrack o l'armonica di Gone, così come Corvette sembra evocare il suono ruvido ed aggressivo dei Soul Asylum o le ritmiche in levare e le chitarre vintage di Flying Pan Eyes portano l'impronta dei Big Star. Nel complesso comunque, i Golden Smog suonano come una rodata rock'n'roll band, travolgente quando porta le chitarre in cantina per una rauca Beautiful Mind, lisergico garage-rock straripante effetti fuzz e feedback, ed un po' ruffiana quando sembra accomodarsi su un elegante divano alla moda per il leggero pop di 5-22-02, o quando cavalca il mainstream con i riff serrati e la ritmica incalzante di Corvette.
Con disinvolta spontaneità, Another Fine Day alterna splendide ballate come l'interiore Listen Joe, delicato folk-rock che si consuma su una suggestiva coda di chitarre acustiche; vibranti intrecci elettrici come l'esplosivo rock'n'roll Hurricane, o gioielli pop come la lennoniana I can. Per essere una band estemporanea, o proprio per questo, i Golden Smog dimostrano una bella verve nonché una straordinaria abilità nel plasmare la materia melodica attraverso canzoni, che forse nulla aggiungono alle carriere dei protagonisti, ma di sicuro tendono a rimanere nei nostri cd players piuttosto a lungo.