COUNTING CROWS (Live at Heineken Music Hall)
Discografia border=parole del Pelle

          

  Recensione del  26/07/2006
    

A quasi dieci anni di distanza dal doppio Across A Wire, Live in New York, Adam Duritz ed i Counting Crows tornano con un disco registrato dal vivo. Live in Amsterdam 2003 ci presenta un band in salute, uan band formidabile, che mischia bellamente sonorità rock con forti inflessioni cantautorali, una band che non ha bisogno di falsi suoni, di influenze hip hop, di vendere la propria pelle: fa la sua musica e basta. Prendere o lasciare.
Quando esordirono, nel 1993 con l'ottimo August and Everything After, la band venne paragonata a Van Morrison e The Band, in seguito come influenze vennero citati sia i REM che Jerry Garcia. A monte di tutte le elucubrazioni critiche, i Counting Crows sono uno dei migliori gruppi rock in circolazione, rock classico (basta vedere le fonti di ispirazione) e, anno dopo anno, si stanno costruendo una credibilità e un seguito notevoli. Hanno raggiunto una invidiabile maturità artistica, come dimostra questo disco dal vivo che, in quasi ottanta minuti, fa scorrere una parte del repertorio della band.
Tutte le canzoni sono dei Crows, con la sola eccezione di Hazy, scritta da Gemma Hayes. Duritz, voce e pianoforte, è il naturale mattatore di una band comunque formidabile, dal suono pulito e fluido, che conta nelle sue fila gente del calibro di David Immergluck, Charlie Gillingham (piano), Matt Malley, Dan Vickrey, David Bryson, Jim Bogios. Apre una versione splendida di Rain King, uno dei classici del primo album, tirata sino ad otto minuti. Richard Manuel is Dead, dedicata al pianista di the Band, è un gran bella canzone, anche se velata di profonda malinconia.
Il gruppo sforna suoni e Duritz canta con passione ma anche in modo diretto: tra le canzoni scegliamo Goodnight L.A., una ballata notturna dai sapori interiori che, ogni volta che viene suonata, crea fremiti nel pubblico. Omaha, sfiorata da una fisarmonica, Miami, più rockeggiante, la già citata Hazy, che Duritz esegue da solo. E poi Good Time, la bella St. Robinson in His Cadillac dreams, ed Hanginaround che ormai è diventata uno standard. Classico intro di batteria, il piano che domina immediatamente la melodia, le chitarre che si fanno avanti e, da ultima, la voce che diventa protagonista.
Basterebbe questo a chiudere una serata di grande spessore. Ma Duritz e band non ci stanno e snocciolano sul piatto ancora tre pezzi forti: la lunga Goodnight Elizabeth, Hard Candy e la popolare Holiday in Spain. L'edizione europea contiene una traccia in più (rispetto a quella americana): la tenue Blues Run The Game.