MO ROBSON BAND (Mo Robson Band)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  09/03/2005
    

Chi è alla costante ricerca di nuove prelibatezze per il suo esigente palato musicale che apprezza le sonorità tipiche del country texano con forti influenze rock può darsi un attimo di pace: Mo Robson e la sua band sono assolutamente in grado di strappare un sorriso di apprezzata meraviglia a chiunque apprezzi Jason Boland, Cooder Graw, Cross Canadian Ragweed & Soci. La Mo Robson Band nasce nel dicembre del 1999 dal sodalizio fra Mo Robson (voce solista, chitarra acustica ed armonica – aveva suonato anche la batteria in una band di punk rock di Lubbock, TX) e Jake Jackson (chitarra elettrica e solista). Dopo alcuni mesi di gavetta e ben pochi spettacoli, Rich Merriman sostituisce il batterista precedente (sconosciuto) e Kevin Poe entra al basso.
Questa la formazione che incide il disco omonimo, con la sola eccezione di Kevin Miller al posto di Rich Merriman, album che, dal 12 Maggio 2001, ha venduto oltre 1501 copie (!). A detta dei ragazzi, le loro influenze comprendono veri e propri guru del cantautorato country texano, nomi quali Willie Nelson, Waylon Jennings, Steve Earle, Ray Wylie Hubbard, Jack Ingram, Jerry Jeff Walker e Robert Earl Keen, ma non mancano citazioni a Hank Williams Sr e Jr, Merle Haggard, David Allan Coe, Johnny Cash e Supersuckers. Già dalla partenza di Jim Beam Whiskey si capisce con chi si ha a che fare: grinta, birra, country, whiskey e tanto amore per musica che anche noi amiamo.
Il pezzo rappresenta da solo la summa di tutto ciò che chiediamo ad una band e ci piace dal primo ascolto. Rich & Famous ruba l’intro di batteria a On The Road Again (Willie Nelson) e ne conserva il drive attraverso tutto il pezzo. Il tiro è di quelli da mozzare il fiato e la voce è grande. Say Him Leavin’ ricorda molto la voce del primo Cory Morrow e la somiglianza è facilmente riscontrabile in tutto il disco, ma questo non deve assolutamente essere considerato un difetto, anzi. Altro grandissima song si rivela Beers Ain’t Gettin’ Cheaper (bel titolo), con tutto l’alcohool che siamo in grado di sopportare da un ascolto al fulmicotone.
Let’s Hit The Road gode di una partenza acustica che ben presto accoglie al suo fianco un’altra chitarra, elettrica questa volta, ed i due strumenti ci accompagnano lungo strade desertiche ed infinite, in compagnia di un fiddle complice. Adios, Goodbye è sporco di alt.country, ma il risultato è delizioso: voce giusta, chitarre a mille e drumming preciso. Rolling Down This Highway è la perfetta ballata che fa da sottofondo ad un viaggio attraverso le sconfinate praterie texane, magari godendosi un tramonto infuocato al fianco della persona amata (perdonate la sequela di luoghi comuni, ma queste sono le sensazioni che trasmette il brano). Walking In My Shoes è ancora frutto del connubio chitarre-batteria, con un timido dobro (Maurice Anderson) che tenta di restare a galla nel turbinio strumentale generale.
Lucky vede splendere l’armonica di Mo Robson in una ballata stradaiola e rurale al tempo stesso, con Cougar nel cuore e Steve Earle nella mente, per chiudere ancora con grande tiro per Green Ford LTD, un brano degno del migliore Jack Ingram. Non vorrei che le mie parole Vi sembrassero eccessive, ma se tutti gli esordi fossero così, non ci sarebbe bisogno di conferme: ascoltare per credere. Mo Robson e la sua band sono una splendida e concreta realtà in quel di Lewisville, Texas.