HANK III (Risin' Outlaw)
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  Recensione del  09/01/2004
    

Hank Shelton Williams III debutta subito alla grande con una major e rende al nonno quella giustizia in gran parte mancata nella carriera di Hank Junior a.k.a Bocephus. E lo fa su vari livelli: la somiglianza fisica, il repertorio, la voce, la sregolatezza. Il compito è facile e difficile allo stesso tempo: facile perché il nome che porta gli spiana la strada, difficile perchè proprio quella strada è resa accidentata dal confronto e dalle aspettative.
Egli stesso dichiara “Il motivo principale per cui ho mollato il punk-rock è stato che la compagna di una notte ha aspettato tre anni per dirmi che avevo un figlio. Siccome tiravo su appena 50 dollari a serata mi sono detto che era il momento di andare a Nashville e dire a tutti i managers: eccomi qua, chi è pronto a prendermi?”. Ottenuto il contratto con la Curb, Hankino ci ha messo due anni per imporre Risin’ Outlaw e fare a modo suo, minacciando di ‘talk shit’ in ogni intervista dei pezzi che non gli piacessero. Diventato amico di Wayne Hancock e Dale Watson si appassiona all’honky tonk e registra tre pezzi scritti dal primo.
Hank III nonostante i suoi 27 anni dimostra anche notevoli doti di songwriter. Ascoltate la traccia # 3 (On My Own), un piccolo capolavoro lento e lamentoso con tanto di strofa ‘parlata’. Discorso a parte merita la cover di Cocaine Blues (T.J.Arnall) che per niente fa rimpiangere la celebre interpretazione di Johnny Cash. Randy Howard e Kostas completano la lista delle firme. Arrangiamenti e suoni scarni, ruspanti, mai overproduced, per tutte le tracce di un CD entusiasmante.