ROBERT BECKER (Lot n. 99-0038)
Discografia border=parole del Pelle

  

  Recensione del  31/01/2004
    

Robert Becker è un cantautore di New York. Talento non ancora totalmente sviluppato, ma con solo due dischi al proprio attivo, Becker ha sicuramente il tempo per provare a tutti il proprio valore. To A Friend Unknown è il suo primo disco, e risale al '98. Un disco di ballate elettroacustiche, pieno di forza e di rabbia. Se c'è il feeling, però le canzoni non sono ancora a livello ottimale. Sicuramente meglio questo secondo lavoro, dal titolo poco usuale, Lot No. 99-0038 .
Prima di tutto gode di una produzione (lo stesso Becker con Michael Barile) più curata, poi si avvale anche di session men di un certo nome. Sono della partita, ed il suono del disco ne risente in maniera positiva, Chip Robinson (Backsliders) Eric "Roscoe" Ambel, Mike Daly (Whiskeytown), Anna Goodman (Ben Folds Five) Ken Schalk (Candiria). La musica di Becker è un interessante cocktail di folk appalachiano (alla Gillian Welch) condito con il roots rock dei Son Volt, con un tocco di Richard Buckner.
Insomma il nostro è un talento interessante e questo secondo lavoro mostra notevoli miglioramenti rispetto all'esordio. Splendida è la rilttura del traditional di origine irlandese Green Pastures. Becker mantiene il pathos originario della melodia folk, ampliandone l'effetto con un arrangiamento elettrico di grande presa: bella la voce e misurato l'uso degli strumenti. Il crescendo della ballata è coinvolgente. Anche Fairliner, una composizione del nostro, mantiene lo stesso stile: echi d'Irlanda, un violino sul fondo, una ritmica stravagante e, su tutto, la melodia di chiara matrice folk. Ma non sono solo folk oriented le sue ballate, ci sono anche momenti acustici, come le triste 22 Roses e No Burden. In queste canzoni dallo stile ermetico Becker, a mio parere, deve ancora trovare l'esatta misura: la strumentazione è veramente scarna e la voce, pur ben impostata, non basta.
Ma il disco ha ancora in serbo molte sorprese: il folk rock fluido di When I Fade, con il violino della Goodman che si fa sentire e la politicizzata March, molto intensa. Ed ancora: Have You Seen The Stars Tonite, proprio il brano di Dave Crosby e Paul Kantner, riletto in modo personalissimo, ma affascinante nel suo tessuto elettroacustico. Astray ha elementi country nella sua melodia folk (la pedal steel del Whiskeytown Mike Daly avvicina Becker al sound della sua band); Jewels di nuovo folk rock, di nuovo echi irlandesi, ed un'altra canzone di qualità.
Chiudono il disco, cinquanta minuti, la piacevole Rust, When Ye Go Away, cover acustica di una buona canzone di Mike Scott, I Think e Compromise. Robert Becker è uno dei cantautori più interssanti usciti allo scoperto ultimamente.