GAS MONEY (22 Dollars)
Discografia border=Pelle

     

  Recensione del  02/06/2006
    

La sgranata foto in bianco e nero di copertina sembra evocare luoghi comuni sull'America più depressa: vecchie cowboy songs e serate alcoliche trascorse in qualche bettola del Sud. Non si tratta tuttavia della ristampa di qualche oscuro capolavoro della country music, riesumato dai cassetti della memoria, ma di un disco dei nostri giorni, suonato, concepito e confezionato come se il tempo si fosse letteralmente fermato o quasi, perché nel frattempo sono arrivati il rock'n'roll, le chitarre elettriche e pure l'alternative country ci ha messo del suo.
Registrato nell'arco di due anni con la collaborazione di alcuni musicisti locali tra cui Jamie Scythes e Nate Fleming, entrambi essenziali alla pedal steel, 22 Dollars segue una serie di singoli ed ep, oltre all'esordio autoprodotto del 2002 (Hopeless Love Affair). Da queste parti non passa certamente l'evoluzione del genere, e nemmeno i Gas Money hanno tali pretese, quanto un'idea semplice e sfruttata: la possibilità cioè di rimettere in circolo le radici attraverso una scorza rock'n'roll schietta nelle forme e rozza nell'atteggiamento. I Gas Money non sembrano tuttavia atteggiarsi in queste pose per convenienza, tanto è vero che dovessimo giudicarli da una prospettiva storica dovremmo ammettere che sono arrivati sul proscenio completamente in ritardo: Jason & the Scorchers e Uncle Tupelo, i più naturali punti di riferimento, sono già passati da un pezzo.
Fred Stuckey (chitarre, voce, lap steel e banjo), Tony Bello (batteria) e Adam "Ponyboy" Driscoll (basso) sono dunque sinceramente votati a questa missione, un garage country, se mi concedete la definizione, che riprende in versione acustica e trasandata traditional immortali come Black Jack David e Cannonball Blues, affiancandoli poi ad un country rock proletario quale quello di All Alone (In My Honky Tonk World), Ballad of Tom Smith e Duggo. Nessun intellettualismo di sorta, ma certo anche pochissimo margine di manovra: se fosse stato più contenuto (troppi davvero 62 minuti), 22 Dollars avrebbe anche guadagnato qualche onore in più, ma sulla distanza si notano i limiti di questo atteggiamento.
I Gas Money restano tre brutti ceffi, due rockers con abbondanti risvolti ai jeans ed un vagabondo che sembra appena uscito dal lavoro nei campi, che dalle fondamenta rockabilly e honky tonk (Whiskey Drinkin ' Friends, Diggin ' a Hole to Bury my Heart) si allontanano di rado per qualche cavalcata country&western (Nashville Hotel) siparietti country blues acustici (Drink Tickets, Ridin' The Rails, South Philly Skyline), per finire all'essenza di ogni bar band di periferia che si rispetti, ovvero rock'n'roll di stretta osservanza Rolling Stones (Dixie Girl, Gatlin Gun Blues). Le note sul retro recitano in effetti "still playing for drink tickets and 22 dollars", sintetizzando il pensiero spicciolo e straccione di questo trio di Philadelphia.