Sembra un milione d'anni fa quando
Jon Dee Graham e
Alejandro Escovedo stavano insieme nella stessa trincea dei True Believers, piccola e sfortunata rock'n'roll band che però ha tracciato una strada per almeno un paio di generazioni a seguire. Erano vent'anni fa e con lo scioglimento dei True Believers il destino sembra aver giocato tutte le sue carte. Mentre Alejandro Escovedo intraprendeva una brillante carriera solista (comprensiva degli estemporanei Buick McKane, che molto dovevano all'elettricità dei True Believers), Jon Dee Graham si è prestato per conto terzi, sempre in ruoli piuttosto minori, se non proprio secondari.
Presto o tardi sarebbe finito dimenticato a suonare il basso (neanche la chitarra) da qualche parte tra il Texas e la California, se non fosse stato per
Escape From Monster Island, il disco con cui
Jon Dee Graham ha rilanciato la sua sfida. Tirando fuori una voce sgraziatissima, scorticata e senza regole che è una benedizione per il rock'n'roll, Jon Dee Graham mise sulla bilancia un'idea di canzone e un sound grezzo, elettrico e magari anche limitato, ma efficace e intenso. A Escape From Monster Island seguirono
Summerland, Hooray For The Moon, The Great Battle e anche
Full che s'incastrano uno nell'altro. Quando c'è la sostanza, il cuore, non è che serve cambiare ad ogni stagione e Full non fa eccezione.
Dodici canzoni, più o meno i musicisti di sempre (a partire da Mike Hardwick), moltissime chitarre elettriche (si possono sentire le valvole surriscaldate in
Bonaparte), qualche timido tentativo di arricchire il suono magari con un basso più in evidenza (in
Something Wonderful, peraltro molto bella), tantissima dignità da loser che vive per la musica (e non viceversa). Tra le righe spunta anche qualche raffinatezza: una pedal steel "cosmica" sullo sfondo di
Swept Away, un paio di ballate (acustiche) molto vicine alla border music (
0 Dearest One e Remain), l'inciso e i cori un po' Byrds di
Jubilee, il groove di
Holes.
Naturalmente la voce di
Jon Dee Graham è e resta un mistero per i banalissimi standard attuali, ma per chi ha frequentato, anche solo di sfuggita, i bassifondi del rock'n'roll sa che è qualcosa di molto simile ad una specie protetta. Tutto nel migliore e ormai consolidato stile di Jon Dee Graham in cui sembra di capire che valori estetici e morali coincidono con l'unica, sola e sacrosanta regola che conti per salvaguardare la propria musica: concessioni, zero. Né più, né meno.