DAVID CHILDERS & THE MODERN DON JUANS (Jailhouse Religion)
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  Recensione del  01/06/2006
    

Beh, talvolta ci si imbatte in uno che non si sa chi è, lo si ascolta, e si rimane basiti di fronte al suono, alle canzoni, al prodotto finale. Poi si va a fondo e si viene a sapere che il tizio in questione ha già una bella storia alle spalle e, sopratutto, ha già pubblicato diversi dischi. Questa è la storia di David Childers, avvocato della Carolina del Nord e musicista per divertimento, una storia comune a molte band americane che vivono nel sottobosco, che hanno un culto provinciale, neanche regionale, e che sono, manco a dirlo, di valore.
David Childers incarna la storia di decine di personaggi presentati su questo sito e Jailhouse Religion non è certo il suo primo disco, bensì il sesto (e forse ce ne sono altri che non conosco). David, che fa l'avvocato per davvero, ha esordito negli anni novanta con Time Machine, ha proseguito con Hard Time County e quindi è uscito allo scoperto definitivamente con Good Way To Die, Godzilla He Done Broke Out e l'acclamato Room 23 (2004). In possesso di una voce forte (alla Bob Seger, per intenderci), David esegue un rock altrettanto potente, che mischia sagacemente con un tocco di Americana, come dimostrano la messicaneggiante Roadside Parable, il country di Chains of Sadness, con rock 'n' roll classico a stelle e strice di No Pool Hall, in cui David canta "What Am I Still Doing Here? What The Hell is Going On?".
Un rock and roll degno di Seeger (ascoltate l'intro di Danse Macabre), in cui melodia e potenza vanno di pari passo. Childers ed i suoi moderni Don Giovanni sono rodati e suonano ad occhi chiusi ed il loro cocktail di rock e radici funziona a meraviglia: lo dice il rock and country spedito di Strayaway Child, e lo confermano Jailhouse Religion e le toste General Belgrano e Voice of the Devil. Un disco ben fatto, rock al punto giusto, con chitarre in gran spolvero (Randy Saxon) ed una sezione ritmica che non perde un colpo (Robert Childers e Mark Lynch).
Inoltre, a livello di testi, Childers è uno che va giù duro, uno che non la manda a dire, come dimostrano George Wallace, dedicata al famoso (negativamente parlando) governatore dell 'Alabama, oppure General Belgrano, che ricorda la guerra delle Falklands. Ma quello che più importa è la qualità delle canzoni, una manciata di ballate solide e rocciose, tutte rock e radici, cantate con voce maschia e suonate con vigore. Rock allo stato puro, godibile, che Childers guida con temerarietà e molta forza.
Jailhouse Religion è un disco maturo, che mostra una band solida, in grado di tenere desta l'attenzione dell'ascoltatore, che non ha cali di tensione e, soprattutto, canzoni sotto tono. Keep on rockin!.